È da 16 anni ininterrottamente al 41 bis per omicidio. Ma spunta una testimonianza di un pentito, considerato tra i più attendibili della ‘ ndrangheta, che potrebbe dare avvio alla revisione della condanna definitiva. La vittima, uccisa con 12 colpi di pistola, si chiamava Vincenzo Barreca.

Avvenne il 19 marzo 2002 a Bocale, frazione di Reggio Calabria, mentre l’uomo si trovava dal barbiere. Per questo omicidio è stato condannato, con sentenza confermata in Cassazione, Vincenzo Ficara che si trova recluso tuttora al 41 bis al carcere di Spoleto. All'epoca fu determinante quanto dichiarato da una testimone, la quale riconobbe Ficara come il killer di Vincenzo Barreca, che forse fu ucciso per paura che potesse collaborare con la giustizia. Ma in un recente reportage del giornalista Klaus Davi, si apprende che il fratello della persona uccisa, Filippo Barreca, uno dei più attendibili pentiti della 'ndrangheta, dice di essere tormentato per la condanna di un innocente. Si dice disposto a parlarne con i magistrati.

L’avvocato Francesco Albanese, difensore di Ficara, chiede che si avviino le indagini e che la procura generale di Reggio Calabria s’interfacci con la Procura Dda di Reggio Calabria affinché, ove le indagini preliminari eventualmente disposte fornissero elementi di prova a discarico di Vincenzo Ficara, possa eventualmente attivarsi al fine di avanzare ai sensi dell’art. 632 e 630 c. p. p. istanza di revisione della condanna definitiva di quest’ultimo. Klaus Davi, in un suo articolo apparso alla Gazzetta del Sud, racconta di aver appreso a clamorosa novità da fonti molto vicine allo storico pentito della ’ ndrangheta, oggi settantacinquenne che vive in una località segreta. Benché Barreca non gli abbia voluto rilasciare dichiarazioni e commenti in proposito, è pronto a essere sentito dai magistrati per raccontare la sua versione dei fatti. Che, qualora fosse presa in considerazione, porterebbe portare a conclusioni molto diverse dagli accertamenti maturate nei vari round del lungo processo nei confronti di Ficara.

Non appena ha appreso la clamorosa notizia, Klaus Davi ha interpellato telefonicamente Filippo Barreca che non ha voluto rilasciare dichiarazioni pur confermando punto per punto quanto sono riusciti a ricostruire. Tutto è partito da una confidenza di Filippo Barreca che avrebbe rivelato a persone a lui vicine «non posso convivere con la convinzione che in carcere si trovi un innocente», e si è definito «tormentato dal rimorso per il fatto che un innocente sia in carcere da 20 anni». Barreca non fu sentito direttamente nel corso delle varie udienze dei processi e la testimone chiave fu la convivente di Barreca che riconobbe Ficara e lo indico come il killer nei vari contesti processuali.

Come spiega l’avvocato Albanese tramite nota inviata a Il Dubbio, non può tacersi che la condanna di Vincenzo Ficara fu essenzialmente fondata su «una discutibile ricognizione personale effettuata in udienza dalla sig. ra Maria Concetta Casuscelli, allora convivente della vittima». Quest’ultima, insieme al gestore della sala da barba e a un avventore della stessa, avevano assistito all’omicidio e “visto” il killer. La sera stessa dell’omicidio, la Casuscelli fornì una descrizione del killer con caratteristiche fisiche del tutto diverse da quelle di Vincenzo Ficara. Non solo.

L’identikit predisposto sulla base della descrizione del killer fornita dalla Casuscelli differiva completamente da Vincenzo Ficara. La stessa sera dell’omicidio vennero esibite alla Casuscelli delle foto segnaletiche (tra cui quella di Vincenzo Ficara), ma la Casuscelli non indicò l’effigie di Ficara quale corrispondente al killer che aveva ucciso poco prima il di lei convivente. «Anzi – prosegue l’avvocato difensore di Ficara -, in quell’occasione la Casuscelli aveva indicato quale possibile sparatore altra persona. Tuttavia, il giudizio di primo grado celebrato dinanzi alla Corte di Assise di Reggio si concluse con la condanna di Ficara all’ergastolo». La Corte di Assise di Appello di Reggio invece ha assolto l’imputato «per non avere commesso il fatto». Avverso tale sentenza di assoluzione, il Pg di Reggio Calabria ha proposto ricorso per cassazione che veniva accolto dalla Corte annullando con rinvio la sentenza di assoluzione.

Nel corso del giudizio di rinvio celebrato dinanzi alla Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria, viene disposta la ricognizione personale da parte della Casuscelli. All’esito di tale ricognizione personale, tra i tre soggetti (tra i quali Ficara Vincenzo) sottoposti alla ricognizione della signora Casuscelli, quest’ultima indicava il numero 3 quale soggetto che la stessa identificava con il killer che aveva ucciso Vincenzo Barreca. La Corte di Assise di Appello ritenne decisivo l’esito della ricognizione personale effettuata dalla Casuscelli per ribaltare l’assoluzione di Vincenzo Ficara e condannarlo alla pena dell’ergastolo. Avverso tale sentenza di condanna, la difesa di Vincenzo Ficara ha proposto ricorso per Cassazione che tuttavia veniva rigettato da parte della Suprema Corte.

Ora, con la rivelazione del pentito Barreca, fratello della vittima, la difesa chiede che la Procura Dda di Reggio Calabria si attivi al fine di verificare se il collaboratore di giustizia sia effettivamente a conoscenza di notizie rilevanti in relazione al vero autore ( o più di uno) dell’omicidio del fratello Vincenzo Barreca. Se tali notizie risulteranno fondate e riscontrabili, la difesa chiede che la Procura Generale di Reggio Calabria s’interfacci con la Procura Dda di Reggio Calabria affinché, ove le indagini preliminari eventualmente disposte fornissero elementi di prova a discarico di Vincenzo Ficara, possa eventualmente attivarsi al fine di avanzare l’istanza di revisione della condanna definitiva di quest’ultimo.