L'Ucpi entra nel dibattito sull'intenzione del governo di posticipare l'entrata in vigore della riforma Cartabia. «La Giunta dellUnione Camere Penali Italiane, riunita oggi in via durgenza, ha approfonditamente analizzato il decreto legge annunciato dal Governo in tema di articolo 4 bis dellOrdinamento Penitenziario e di differimento dellentrata in vigore della Riforma Cartabia, esprimendo in proposito un giudizio drasticamente negativo per entrambi i profili», si legge in un comunicato. «Quanto alla riforma, non vi è alcuna ragione che giustifichi il differimento dellentrata in vigore delle parti relative al sistema sanzionatorio e di esecuzione della pena, che non manifestano il benché minimo problema di natura organizzativa posto a fondamento delle ragioni durgenza del decreto - spiega l'Ucpi - Quanto allintervento richiesto dalla Corte costituzionale in tema di ostatività, la Giunta rileva con allarme che, per come esso appare concepito, si dà luogo ad un inammissibile atto di ribellione del Governo e del Parlamento alle indicazioni del Giudice delle Leggi». E ancora. «Il provvedimento, da quanto si è potuto apprendere, introduce regole addirittura peggiorative del quadro normativo censurato dalla Corte costituzionale oltre che dalla Corte Europa dei Diritti dellUomo, come la Giunta si riserva di argomentare in un documento che sarà diffuso nelle prossime ore». Ma non solo. «LUnione sottolinea, infine, la manipolazione informativa che sta accompagnando ladozione di questo provvedimento, indicato come relativo al solo tema dellergastolo ostativo, quando invece esso riguarda ed aggrava gli effetti delle ostatività relativi ad un ben più ampio catalogo di reati, a cominciare da quelli contro la pubblica amministrazione». E la richiesta finale di incontro con il ministro Nordio. «La Giunta, per tali motivi, chiederà di essere ricevuta dal Ministro della Giustizia On. Carlo Nordio, per poter rappresentare compiutamente le ragioni di contrarietà al decreto legge, riservandosi ogni ulteriore iniziativa di contrasto e di protesta nei confronti di un provvedimento che giudica di straordinaria gravità».