È la conferma di una linea cauta, della volontà di misurare i passi. Carlo Nordio esordisce a via Arenula, e diffonde il primo comunicato da guardasigilli, con un ritorno sul principio cardine del suo inizio mandato: «L’input che servirà a questo ministero, almeno nella prima fase, la priorità assoluta, è una giustizia efficiente. Ogni altro indirizzo sarebbe affrontato in un secondo tempo». E quindi riforme ambiziose come la separazione delle carriere o l’inappellabilità delle assoluzioni dovranno attendere.

Eppure, nello stesso tempo, il guardasigilli non manca di spendere parole da garantista autentico proprio sul punto che più lo allontana dalle posizioni di FdI: le misure alternative al carcere. Perché sì, «garantismo» vuol dire «presunzione di innocenza» e anche, secondo il ministro, «certezza dell’esecuzione della pena». Ma quest’ultima, appunto «non coincide necessariamente con il carcere».

Concetto rafforzato dalla necessità che nell’eseguire qualsiasi condanna ci si orienti «alla rieducazione». E questo, dice ancora Nordio, «noi cercheremo di farlo attraverso la riorganizzazione del sistema carcerario che a me sta molto a cuore. Le prime visite pastorali, se così le possiamo chiamare, saranno fatte nelle carceri». Quindi osserva: «Questo non significa essere buonisti» ma «applicare la Costituzione. Il progetto Nordio, della commissione che ho presieduto, anticipava la riforma Cartabia, dove l’applicazione di misure alternative poteva essere disposta direttamente dal giudice della cognizione». Previsioni che «poi in parte sono state recepite».

Il ministro della Giustizia ne parla in occasione del saluto al capo di gabinetto uscente Raffaele Piccirillo, che ha avuto il merito di saper ricoprire con equilibrio il ruolo con due figure distanti tra loro come Bonafede e Cartabia. Secondo Nordio, Piccirillo merita «gratitudine» per «il lavoro eccellente» che ha svolto. La scelta di avvicendarlo, spiega il Guardasigilli, è stata dettata dal fatto che il nuovo capo gabinetto, Alberto Rizzo, «è stato premiato come il massimo organizzatore di un Tribunale di media entità», Vicenza, dove «ha utilizzato le risorse in modo quasi miracoloso». Obiettivo che adesso è, appunto la priorità. Da realizzarsi, aggiunge il ministro, anche con un’alleanza «tra magistratura e avvocatura». Idea che lo avvicina una volta di più a Sergio Mattarella.