«Visto che la Presidente Meloni è anche Lei "scolara della Storia" parafrasando Gramsci, si ricorderà che durante lo schiavismo e la colonizzazione i neri non avevano diritto al Lei che era riservato a ciò che veniva definito "civiltà superiore". Ma forse quando un underdog incontra un under-underdog viene naturale dare del tu». Così il rappresentante di Verdi-Sinistra italiana Aboubakar Soumahoro risponde alla premier, Giorgia Meloni, dopo che durante il suo intervento in replica alla Camera, si era rivolta a lui dandogli del tu. «In ogni caso, visto che mi ha dato del tu, anche contravvenendo alle regole istituzionali spero che questo possa essere prodromica ad un confronto personale sui temi che ci stanno reciprocamente a cuore», dice il deputato. «Succede di sbagliare, basta saper chiedere scusa quando accade», aveva spiegato in aula Meloni dopo il "richiamo all'ordine". «Il patriottismo - ha detto la premier - non può che essere solidale. Oggi ho detto che è una vergogna quella dei suicidi in carcere, è una vergogna anche lo sfruttamento migranti in agricoltura. Ci sentiamo impegnati a dare delle risposte. Per anni limmigrazione di massa non controllata veniva giustificata da chi sosteneva che serviva perché gli immigrati facevano i lavori che gli italiani non volevano fare, che sarebbe stato sbagliato fermarla. Io penso che se lo accogli non puoi trattare un migrante come un lavoratore di serie B, ma devi garantirgli la stessa vita che vuoi dare ai cittadini italiani. Ed è la ragione perché i flussi vanno governati». La premier ha poi garantito di non avere «nessuna volontà di mettere in discussione il diritto dasilo, che per me è sacro, ma limmigrazione va gestita», mentre «qualcuno non vedeva che in molti finivano a spacciare o nel circuito della prostituzione: questo accade quando non si gestiscono flussi. Su questo io non ho cambiato idea, non ho cambiato idea su nulla purtroppo. La verità è che se accogliamo non possiamo farlo dando lavori a a condizioni che per gli peri taliani non sono da accettare, altrimenti vengono utilizzati per rivedere a ribasso i diritti dei lavoratori».