Reggono alla prova delle Aule gli accordi raggiunti alla vigilia dalle principali forze politiche. Alla Camera sono stati eletti vicepresidenti di maggioranza Fabio Rampelli di Fdi e Giorgio Mulé di Fi, mentre per la minoranza diventano vicepresidenti Anna Ascani del Pd e Sergio Costa del M5S. Al Senato i nomi scelti dal centrodestra sono quelli di Gian Marco Centinaio della Lega e di Maurizio Gasparri di Fi, mentre l’opposizione ha eletto Anna Rossomando del Pd e Mariolina Castellone del M5s.

Si ripropone dunque l’asse tra Pd e M5s saltato alle ultime elezioni. Un accordo che ha di fatto spaccato le opposizioni con Italia Viva e Azione che hanno deciso di non prendere parte alle votazioni. «M5S e Pd hanno fatto un accordo per votarsi i loro candidati - ha dichiarato Carlo Calenda -. Per noi non è particolarmente rilevante il fatto di non avere una vice presidenza ma è molto rilevante il fatto che non si dia rappresentanza a una opposizione che ha preso alle elezioni quasi l' 8 per cento e che è in continua crescita. Ancora più rilevante - insiste - è che è chiaro che c'è un accordo politico e che il Pd ha scelto da che parte stare: ha scelto di costruire l'alleanza con il 5 stelle».

Il Pd replica a Calenda

Secca la replica dei dem che attraverso una nota hanno fatto sapere: «A escludere Azione e Iv dalle vicepresidenze delle Camere non sono stati né gli accordi né un’entità indistinta, ma gli elettori». La frattura tra Pd e M5S da una parte e il Terzo Polo dall’altra indica una pista politica nuova anche in vista del futuro congresso dei dem che potrebbe dunque aprire nuovamente all’alleanza verso il partito guidato da Giuseppe Conte. Si annuncia già duro scontro, invece, in vista delle future votazioni delle presidenze della Commissione di Vigilanza e del Copasir sulle quali si giocherà la prossima partita interna ai gruppi di minoranza.