Sono giunti alle cinque di martedì mattina per notificare l’arresto preventivo nei confronti di Pietro Ioia, Garante per i diritti dei detenuti di Napoli. Ironia della sorte, il giorno prima ha partecipato al convegno organizzato dalla Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà. Proprio quel giorno ha denunciato diverse criticità che persistono al carcere di Poggioreale. Secondo l’ordinanza di custodia cautelare, Ioia avrebbe abusato – in concorso con altre undici persone - della sua funzione di garante per introdurre in quel carcere i telefonini e la droga dietro un corrispettivo in denaro. Un’accusa che però, attraverso i mass media, si traduce già come un fatto certo.

Già condannato da sindacati di polizia penitenziaria e da alcuni partiti

I sindacati di polizia penitenziaria, partiti politici come la Lega – all’epoca critici per l’elezione di Ioia a Garante - già lo condannano. E questo nonostante la riforma Cartabia abbia rafforzato la presunzione di innocenza. Ricordiamo che la critica nei suoi confronti è stata trasversale visto la polemica avuta con il neodeputato dei Verdi Francesco Emilio Borrelli solo perché durante il primo lockdown dovuto all’emergenza Covid, insieme al garante regionale Samuele Ciambriello, si batteva per la tutela della salute anche nelle carceri. Ed è lo stesso Borrelli che ora afferma: «Va rimosso dal ruolo e condannato severamente». Anche i Verdi hanno già emesso la sentenza prima ancora della formulazione dell’accusa e dell’esito di un eventuale processo.

È stato testimone chiave nel processo sulla “cella zero”

Pietro Ioia è il colpevole perfetto, visto il suo passato da narcotrafficante tanto da aver scontato ben 22 anni di carcere tra Spagna e Italia. Nel 2002, finito di scontare la pena, ha iniziato la sua battaglia per i diritti dei detenuti, tanto da essere stato il testimone chiave per il processo sulla “cella zero” di Poggioreale, ovvero dove avvenivano le torture. Eletto garante di Napoli dall’allora sindaco De Magistris e confermato anche dall’attuale nuova amministrazione, ha fatto emergere diverse criticità e mai si è risparmiato nel denunciare più volte le condizioni atroci che si vivono dietro le sbarre. L’accusa, se provata, è certamente gravissima. In primis perché metterebbe a rischio la credibilità di una istituzione importante come quella dei garanti. A tal proposito, interviene il garante nazionale delle persone private della libertà precisando che, come è noto, non esiste una connessione istituzionale tra il suo ruolo e quello delle figure che territorialmente le singole Amministrazioni nominano. Ma nonostante ciò ha più volte sollecitato negli anni l’adozione di “Linee guida” per indicare parametri di indipendenza, professionalità e integrità che le Amministrazioni stesse potessero seguire nella delicata individuazione di tali figure. «Indipendentemente da ogni valutazione sull’indagine in corso che ha portato oggi ai provvedimenti restrittivi e nella forte speranza istituzionale che il Garante del Comune di Napoli possa mostrare la sua estraneità ai fatti, nonché, ovviamente, nel pieno rispetto dell’autonomia degli Enti locali, il Garante nazionale auspica che si giunga a una strutturazione organica dei rispettivi compiti e perimetri delle relazioni Istituzionali che dia all’esperienza positiva portata avanti in questi anni una riconoscibile fisionomia di responsabilità istituzionale», chiosa il Garante Nazionale.

Il garante campano Ciambriello: «Spero che dimostri la sua estraneità»

Interviene anche il garante della regione Campania Samuela Ciambriello, sottolineando la sua piena fiducia nella magistratura che con gli interrogatori di garanzia sarà chiamata a valutare il quadro accusatorio. «Spero che, in questa circostanza o nelle future fasi, Pietro Ioia riesca a dimostrare la sua estraneità ai fatti. Intanto, la mia posizione non può che essere orientata verso la presunzione di innocenza», sottolinea il garante campano. Nello stesso tempo auspica che l’arresto di Pietro Ioia non deve delegittimare o sminuire l'operato di tutti i Garanti, regionali, provinciali e comunali. «Il Garante – chiosa Ciambriello - è una figura istituzionale, che viene eletta o nominati dai rispettivi Consigli. Questo episodio non può e non deve compromettere il lavoro di chi, ogni giorno, si muove nella direzione di garanzia dei diritti dei detenuti. Garantire i diritti non equivale assolutamente a rendersi complici. Accanto alla correttezza individuale di ognuno è necessario mostrare anche una correttezza istituzionale, questo soprattutto per garantire una tutela più soddisfacente e, quindi, impedire che alle esigenze dei detenuti si risponda con l'illegalità». Fa da eco anche Stefano Anastasia, portavoce dei garanti territoriali, sottolineando che «I Garanti nominati dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni, da vent’anni svolgono un lavoro prezioso nella tutela dei diritti dei detenuti che è parte della legalità penitenziaria e che non può essere messo in ombra dall’eventuale abuso dei propri poteri da parte di uno di loro».

Bernardini: «questo episodio non metta in discussione l'opera dei garanti»

Rita Bernardini di “Nessuno Tocchi Caino”, ricorda che ogni giorno ci sono notizie riguardanti il traffico di cellulari e stupefacenti all’interno delle carceri. A volte sono i familiari, altre volte è il personale (soprattutto agenti), altre volte ancora il traffico si fa con i droni o con pacchi gettati nell’intercinta dell’istituto. Sottolinea che pochi giorni fa è stato arrestato il cappellano del carcere di Enna accusato di portare droga in carcere. «Mai faremo abbastanza – osserva Bernardini - per contrastare il proibizionismo sulle sostanze stupefacenti che è criminogeno a tal punto da arrivare a corrompere interi apparati statali», e mette in guardia: «Non sia questo episodio a mettere in discussione l'opera preziosissima in termini di conoscenza e vigilanza che i garanti svolgono quotidianamente nei quasi 200 istituti carcerari italiani». Ma ritorniamo a Pietro Ioia. Secondo l’ordinanza di custodia cautelare avrebbe commesso i fatti – almeno così si evince osservando le date – nell’arco dei primi del mese di dicembre 2021 fino ai primi di gennaio del 2022. In concorso con altri soggetti, avrebbe dapprima consegnato illegalmente due cellulari dietro un compenso di 600 euro, poi altri apparecchi per 500 euro, infine tra il 30 dicembre e l’8 gennaio 2022 avrebbe consegnato a due detenuti un imprecisato quantitativo di hashish dal valore di 10mila euro, i quali poi lo cedevano a terze persone non identificate. Secondo le indagini, un detenuto e sua moglie sarebbero i capi, promotori e organizzatori, con il compito di programmare tali traffici, avvalendosi della complicità del garante Ioia avendo appunto la facoltà di visitare il carcere di Poggioreale. Ioia è attualmente in carcerazione preventiva. Preventivamente è stato subito rimosso dal suo incarico da Gaetano Manfredi, l’attuale sindaco di Napoli, colui che ad aprile scorso lo ha riconfermato garante comunale riconoscendone le sue qualità. «Era stato individuato precedentemente come garante – ha commentato a caldo il sindaco - e noi non eravamo intervenuti su questa nomina, ma adesso provvederemo subito alla revoca. È molto grave che chi deve tutelare i detenuti possa essere oggetto di un'inchiesta giudiziaria». La vicenda di Ioia è ancora tutta da capire, così come è ancora da apprendere cosa dirà in sua difesa. Ma non si può sbattere subito il mostro in prima pagina. Il mondo penitenziario è complesso, c’è un sottobosco poco inesplorato e dove basta poco per perdersi dentro. Il giro di droga e cellulari non è una novità. «Alcuni detenuti mi hanno detto che ci sono istituti penitenziari dove vige un vero e proprio tariffario per droga, cellulari o altri oggetti proibiti. Forse non è vero, ma è verosimile», racconta la storica radicale Rita Bernardini.