Scusandomi del ritardo posso soltanto oggi rispondere all’articolo di Valter Vecellio sul Dubbio del 28 luglio 2016 intitolato “Strage di Ustica, Giovanardi se ha le carte decisive le tiri fuori”.

Vecellio faceva riferimento alle carte depositate presso i Servizi Segreti, su cui il governo Renzi aveva tolto il segreto di Stato ma di nuovo classificate come Segrete e Segretissime , visionabili pertanto soltanto da magistrati o membri di Commissioni parlamentari di inchiesta, come era il sottoscritto allora facente parte della Commissione di inchiesta sulla morte di Aldo Moro.

In tale veste, assieme a colleghi che avevano fatto formale richiesta, ho potuto nel 2016 leggerle e annotarle, con la diffida a renderle pubbliche, reato perseguibile sino a tre anni di carcere in base al combinato disposto della legge 124 del 2007 e dell' art 326 del Codice penale.

Le carte da me annotate riguardano il carteggio tra il governo italiano ed il nostro capocentro del Sismi a Beirut Col. Stefano Giovannone, dopo il sequestro a Ortona a fine 1979 di missili terra aria per cui erano stati arrestati e condannati gli Autonomi di Daniele Pifano e il referente dell’Olp in Italia Abu Saleh, residente a Bologna.

In tutti questi anni, unitamente alle signore Flavia Bartolucci e Giuliana Cavazza, rispettivamente figlie del generale Lamberto Bartolucci e della signora Anna Paola Pelliccioni, che perse la vita nella esplosione del DC 9 Itavia, presidenti della Associazione per la verità su Ustica, abbiamo ripetutamente chiesto la desecretazione di quegli atti, ricevendo sempre un deciso rifiuto.

Addirittura nel giugno del 2020 sono stato pubblicamente convocato a Palazzo Chigi per sentirmi di nuovo ripetere dal governo Conte che per tutelare l’interesse nazionale quelle carte dovevano rimanere segrete, cosa che venne notificata anche formalmente alla signora Cavazza che aveva chiesto l' accesso agli atti.

Viceversa finalmente il governo Draghi, anche su nostra sollecitazione, ha desecretato e inviato all’Archivio di Stato centinaia di documenti, trentadue dei quali sono stati significativamente raggruppati sotto la dizione Ustica.

Per comprendere l'importanza di questi documenti riporto quanto da me annotato nel 2016, nella parte coincidente con i documenti desecretati (altri non risultano ancora depositati :

16 novembre 1979: si afferma che Arafat ha compreso che l’episodio di Ortona costituisce la prova, sino ad allora mancante, della collusione tra palestinesi e terrorismo internazionale, che potrebbe coinvolgerli in responsabilità per operazioni più efferate degli anni precedenti, tra cui la stessa vicenda Moro;

12 maggio 1980: si fa presente che il 18 sarebbe scaduto l’ultimatum quale termine ultimo per la risposta da parte delle Autorità italiane alla richiesta del Fronte di scarcerare Saleh, notando che in caso di risposta negativa la maggioranza della dirigenza e la base del Fronte di Liberazione Popolare della Palestina intende riprendere, dopo 7 anni, la propria libertà di azione nei confronti dell’Italia e dei suoi interessi con operazioni che potrebbero anche colpire innocenti. L’interlocutore ha lasciato capire che il ricorso alla azione violenta sarebbe la conseguenza di istigazione della Libia, diventata il principale sponsor dell'Fplp, ha affermato che nessuna azione avrà luogo prima della fine di maggio e probabilmente senza che vadano date specifiche comunicazioni;

27 giugno 1980 : il 27 giugno alle ore 10 (quella sera esplode il DC 9 Itavia sui cieli di Ustica ndr ) Beirut riferisce che “l’Fplp avrebbe deciso di riprendere piena libertà di azione senza dare corso a ulteriori contatti a seguito del mancato accoglimento del sollecito del nuovo spostamento del processo. Se il processo dovesse aver luogo e concludersi in senso sfavorevole mi attendo reazioni particolarmente gravi in quanto l’Fplp ritiene di essere stato ingannato e non garantisco sicurezza Ambasciata Beirut”.

La frase “dopo 7 anni” si riferisce chiaramente all' accordo stipulato con i palestinesi per una moratoria sugli attentati in Italia dopo quello all’Aeroporto di Fiumicino del 1973 che causò ben 32 morti e 15 feriti.

L'esistenza del quale accordo  il cosiddetto lodo Moro) è stato ribadito nel giugno 2017 nella commissione d’indagine parlamentare su Moro da Bassam Abu Sharif, ex braccio destro di George Habash, a quei tempi segretario generale dell’Fplp, che ha riferito di aver personalmente assistito alla sua definizione tra Habash e il governo italiano.

Ricordo inoltre a Vecellio che i generali dell' Aeronautica accusati di tradimento per Ustica sono stati assolti tutti con formula piena, dopo aver rinunciato alla prescrizione, e che la sentenza definitiva bolla come ipotesi da fantascienza o film giallo quella dei fantomatici missili e battaglia aerea.

Di più: la perizia depositata nel processo penale, firmata da 11 dei più famosi periti aeronautici ( due inglesi, due svedesi, due tedeschi e cinque italiani ) indica senza alcun dubbio nell’esplosione di una bomba nella toilette di bordo la causa dell’abbattimento del DC9 Itavia.

Nel mese di agosto 2022 l’Associazione sulla verità su Ustica ha comunque presentato una istanza alla magistratura chiedendo il sequestro probatorio del DC 9, nel 2006 consegnato in custodia giudiziaria al comune di Bologna che l’ha rimontato per una esposizione museale, per consentire una nuova superperizia.

L’istanza è stata rigettata dal Gip di Roma con la motivazione che le perizie e le consulenze esperite al massimo livello nel processo penale da specialisti italiani e stranieri sono state ritenute esaustive, confermando così implicitamente le conclusioni della sopracitata Commissione Misiti sulla esplosione di una bomba a bordo.

In questo quadro ancora più sconcertanti sono le motivazioni con le quali il Gip di Bologna dottor Bruno Giangiacomo il 9 febbraio 2015 ha archiviato il procedimento penale a carico di Thomas Kram, il terrorista tedesco collegato a Carlos di cui è stata accertata giudizialmente la presenza a Bologna l’ 1 e 2 agosto 1980.

Scrive Giangiacomo: “Sul lodo Moro si rinvia alla richiesta di archiviazione che correttamente pone in evidenza che la sua stipulazione non è stata accertata né sono state accertate precise occasione di concreta tolleranza, da parte dello Stato italiano, del porto illegale di armi ed esplosivi da parte di agenti delle organizzazioni palestinesi.

Non è tuttavia, neppure possibile escludere che funzionari dei servizi di sicurezza o esponenti di fazioni politiche dello Stato italiano possano aver operato, riservatamente e volta per volta, per assicurare la impunità agli agenti palestinesi e per il trasporto di armi ed esplosivi sul territorio italiano, qualora destinati contro obiettivi esteri, in cambio della neutralizzazione del territorio e degli interessi italiani dalle operazioni terroristiche; ma anche se queste attività fossero state consentite ed effettuate, esse non sarebbero state comunque eseguite in attuazione di un previgente accordo e sarebbero state comunque illegali, per quanto rivolte alla sicurezza del territorio e dei cittadini italiani”.

Per inciso ricordo che il giudice istruttore Aldo Gentile, che indagava sulla strage del 2 agosto, incontrò ripetutamente Abu Saleh, dopo che nell’agosto del 1981 era stato scarcerato per decorrenza dei termini della custodia cautelare, e addirittura lo autorizzò a recarsi in settembre per una settimana a Roma.

Siamo poi a pochi giorni dal quarantesimo anniversario dell’assalto terroristico alla Sinagoga di Roma e la Comunità Ebraica ha giustamente chiesto la verità sul perché ai quattro terroristi palestinesi venne lasciata libertà d’azione (e di fuga) malgrado i servizi avessero segnalato il pericolo di attentati, e di nuovo si è parlato apertamente di applicazione del Lodo Moro.

Il vero problema allora, caro Vecellio, è capire perché davanti a questa lunga scia di sangue la Ragion di Stato, in nome dell’ “interesse nazionale”, abbia coperto con il Segreto di Stato prima e con la classifica Segreto e Segretissimo poi documenti fondamentali per scoprire gli autori di questi efferati crimini.

Sarebbe ora che magistrati, storici e giornalisti di fronte a tale sterminata documentazione e non negando più l'evidenza, smettessero, in particolare su Ustica, di dar credito a film, sceneggiati, documentari, canzoni, ballate e baracconate varie sulle 32 versioni della fantomatica e inesistente battaglia aerea e si applicassero nella ricerca della verità e dei responsabili di quella strage.

Sono passati 42 anni ma forse siamo ancora in tempo.