Un tempo circolava la battuta che con quattro trotzkisti puoi ottenere cinque correnti politiche. Gli amabili resti della sinistra italiana però sono addirittura riusciti a fare di meglio, moltiplicando l’offerta: tre manifestazioni “per la pace” in tre diverse piazze.

Da Conte a Calenda, le tre piazze pacifiste

C’è il raduno della strana coppia Giuseppe Conte e Maurizio Landini che chiedono negoziati subito, c’è il sit-in di Enrico Letta e il Pd davanti l’ambasciata russa, c’è l’iniziativa di Carlo Calenda e Azione a sostegno della resistenza di Kiev. Che la guerra in Ucraina avrebbe spappolato il movimento pacifista e per metonimia la sinistra tutta, si era capito fin dallo scorso febbraio, dalle tiepide reazioni di molti politici, giornalisti e intellettuali oscillanti tra l’equidistanza e lo schietto disprezzo per Volodymir Zelensky “criminale quanto e più di Putin”, sciocca pedina nelle mani della minacciosa Nato, presidente di una nazione che pullula di “nazisti”.

La piazza di Conte e Landini

Una presa di posizione che introietta la propaganda del Cremlino, che rende ambiguo qualsiasi petizione di principio e trasforma ogni nobile appello alla pace nell’indegna richiesta di resa agli ucraini. Perché il nocciolo della manifestazione Conte-Landini è proprio questo: basta con armi occidentali, basta resistere, sedetevi intorno a un tavolo e accontentate lo zar. Di fronte a una piattaforma così indigesta Letta e Calenda avrebbero fatto buona cosa scendendo in piazza uno a fianco all’altro per ribadire la solidarietà agli aggrediti e la condanna degli aggressori. Niente affatto: ognuno per sé, in ordine sparso, come gruppetti trotzkisti, ognuno preoccupato di innaffiare il proprio striminzito giardino.

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