Schieramenti ancora in alto mare per quanto concerne la scelta del nuovo inquilino di via Arenula. Ogni giorno che passa, infatti, pare complicarsi sempre di più la definizione del puzzle di governo. I punti al momento ancora irrisolti sono essenzialmente due. Il primo, ovviamente, riguarda i rapporti di forza fra i partiti di centrodestra e di conseguenza quanti posti spetteranno ad ognuno di essi, unitamente al ruolo che avranno i rispettivi leader. Matteo Salvini, ad esempio, continua a chiedere che gli venga affidato il ministero dell’Interno. Una richiesta che sta facendo storcere la bocca a molti. Certamente, però, il leader della Lega non potrà essere umiliato con un ministero di seconda fascia.

Il secondo, invece, è relativo ai numeri, alquanto risicati, che la maggioranza avrà al Senato. A Palazzo Madama il centrodestra occuperà 112 seggi dei 200 disponibili, escludendo i senatori a vita che sono tutti riferibili all'opposizione. Lo scarto dunque è di solo 12 senatori, molto poco per una soglia di sicurezza. E se a costoro verranno assegnati dei posti di governo, tra ministri e sottosegretari, tale soglia è destinata ad assottigliarsi di molto.

Ma non solo. Alcuni senatori difficilmente presenzieranno ai lavori di commissione e di aula. Uno fra tutti, Silvio Berlusconi, il decano del futuro Senato. Ma veniamo ai nomi. Da settimane circolano, come è stato più volte ricordato, quelli di Giulia Bongiorno per la Lega e di Carlo Nordio per Fratelli d'Italia. La prima sarebbe doppiamente penalizzata, essendo stata eletta al Senato e per il ruolo di difensore di Salvini nel processo palermitano.

Nelle ultime ore, poi, alcuni esponenti di Fratelli d’Italia hanno ricordato la circostanza, sempre stigmatizzata, di quando aveva seguito Gianfranco Fini nell’avventura di Futuro e Libertà. Ma la senatrice leghista sarebbe osteggiata anche dalle toghe per alcune sue affermazioni critiche nei confronti delle correnti della magistratura.

Per Nordio gioca a sfavore l’inesperienza: un discorso è essere stato procuratore aggiunto un altro è gestire una macchina complessa come il ministero della Giustizia. Riguardo Forza Italia, infine, i candidati non mancano. Da Francesco Paolo Sisto, sottosegretario uscente alla Giustizia, a Pierantonio Zanettin, capogruppo azzurro in Commissione giustizia a Montecitorio, ad Anna Maria Bernini, capogruppo in Senato e per finire a Maria Elisabetta Casellati, presidente del Senato. Ironia della sorte tutti e quattro sono stati eletti al Senato e quindi si riproporrebbe lo stesso problema di Giulia Bongiorno. Anche perché l’elenco dei senatori che aspirano ad un incarico di governo è quanto mai lungo. Gianmarco Centinaio, Massimiliano Romeo, Erika Stefani, Roberto Calderoli, Massimo Garavaglia, per la Lega, Licia Ronzulli e Alberto Barachini per Forza Italia, Daniela Santanchè, Giovanbattista Fazzolari, Ignazio La Russa, Giulio Terzi di Sant’Agata, Marcello Pera per Fratelli d’Italia. Molti di loro, poi, potrebbe ricevere l'incarico di presidente di Commissione a Palazzo Madama.

In tale scenario si starebbe allora facendo strada l’ipotesi di affidare il ministero della Giustizia ad un “esterno”, non necessariamente un tecnico, ma comunque una figura politica, d’esperienza e in buoni rapporti anche con i magistrati. Fra i papabili circola il nome di Antonio Leone, ex vice presidente della Camera per Forza Italia ed ex componente laico del Csm. Insieme a Leone, i giudici costituzionali Giuliano Amato e Nicolò Zanon.

Quest’ultimo, di area centrodestra, attualmente è vice presidente della Consulta ma con il mandato in scadenza. Discorso relativamente più facile per i sottosegretari. I nomi più gettonati per la Lega sono Andrea Ostellari, Manfredi Potenti e Jacopo Morrone. Ostellari e Potenti sono stati eletti al Senato e quindi valgono sempre le stesse considerazioni sui numeri di scarto. Per Fratelli d’Italia ci sarebbe Andrea Delmastro, attuale responsabile meloniano del Dipartimento giustizia.

La sciarada per via Arenula si intersecherà con la scelta dei laici per i vari organi di autogoverno delle toghe. Ad iniziare dal Consiglio superiore della magistratura e per finire al Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa. Una tornata di nomine da effettuare quanto prima visto che tutti gli organi di autogoverno sono in regime di prorogatio da settimane.