Volano gli stracci alla Direzione del Pd. Aperta dal segretario, Enrico Letta. Un Congresso che si concluda entro marzo, al quale arrivare parlando di temi e non di nomi. Si è basato su questi punti il suo intervento. L’ex presidente del Consiglio ha parlato del simbolo, che deve rimanere tale «perché racconta il servizio fatto all’Italia». Ma anche della componente femminile nel partito, ribadendo la necessità di due capigruppo donna. E pazienza se la presidente del partito, Valentina Cuppi, non sia stata eletta perché terza in lista. Il Congresso, ha detto Letta, non deve essere «sul nostro ombelico ma sul Paese». E ha parlato anche di rinnovamento della classe dirigente. Un tema caro ai tanti dirigenti dem under 40 che faticano a farsi strada ai vertici del partito. Niente riferimenti a Conte o Calenda, anche se il segretario ha specificato che con il campo largo il risultato del voto sarebbe stato diverso. «L’assoluta banalità dell’intervento di Letta conferma che continuano a non voler scegliere», ha risposto Calenda. «Non è politica ma moralismo e sarà molto difficile fare opposizione insieme». Tra gli altri si è fatto sentire l’ex presidente del partito, Matteo Orfini, secondo il quale il Pd ha «trasformato le alleanze, che sono uno strumento, in un fine». Per Orfini i dem hanno «trasformato il Pd, nella percezione degli elettori, nel partito della tutela dello status quo«. Invece «doveva essere l’opposto, il partito del cambiamento e delle riforme». Critico Alessandro Alfieri, secondo il quale «alcuni dirigenti hanno invitato a votare M5S». Walter Verini. ha lanciato una proposta per il 14 ottobre, anniversario delle primarie. «Tutti i parlamentari, i dirigenti, i sindaci siano in 100 piazze per dire che la nostra opposizione si fa in Parlamento e nel Paese». Duro l’intervento di Monica Cirinnà, che non ha risparmiato critiche a Letta.  «Nel percorso delineato dal segretario vedo l'ennesima conferma della volontà di conservazione dell'esistente, di favorire il posizionamento», ha detto. Poi ha parlato di un partito «respingente all'esterno, senza identità definita che non riesce a prendere posizioni chiare» Un esempio: «Non ho mai sentito la parola matrimonio ugualitario sulla tua bocca, segretario». Infine, tragicomico intervento di Goffredo Bettini. «È da stamattina che chiedo quando sarei intervenuto», sbotta. «Io non capisco come la presidente Cuppi gestisce la trasparenza degli interventi». Ribatte Anna Ascani: «La trasparenza è totale». Di nuovo Bettini: «Sì, molto totale…». Per poi rinnegare il campo largo. «Lo dico chiaramente: nessuna cosa rosa, rosso gialla, nessuno scioglimento», ha detto. «Oltre alle modalità e alle alleanze, noi dobbiamo mettere al centro della discussione cosa vogliamo essere». Già, cosa?