Il teorema trattativa Stato Mafia è completamente sconfessato dalle sentenze. Però taluni giocano sul fatto che i giudici non negano che ci siano stati contatti tra i Ros e Vito Ciancimino. Ma non servivano più di dieci anni di processo per appurarlo: bastava chiederlo direttamente a Mario Mori e lui avrebbe risposto di sì. Non tutto però è perduto.

‘Ndrangheta stragista, il processo in Calabria

Da qualche anno, in Calabria, si sta svolgendo il processo denominato “’Ndrangheta stragista”. Una sorta di appendice del processo palermitano sulla trattativa, solo che in questo caso c’è la ‘ndrangheta che avrebbe trattato per conto di Cosa Nostra con dei soggetti politici e dato un contributo alle stragi continentali del 1993. A febbraio scorso, all'apertura dell'istruttoria del processo d'appello, il pubblico ministero ha parlato di tutto, collegando tutti questi eventi: strage di Capaci, il rapimento e la morte di Aldo Moro, il golpe Borghese, i fatti di Sigonella, il caso Moby Prince, la morte di Luigi Ilardo, il separatismo di Licio Gelli con la P2 e Stefano Delle Chiaie tra il 1989 ed il 1990 e tanto altro ancora.

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Non è poi così dissimile dal processo palermitano, ma con una grande differenza: a Palermo c’erano come imputati gli ex Ros che hanno prodotto documenti volti a sconfessare tutti questi bizzarri collegamenti, mentre in Calabria c’è come imputato Giuseppe Graviano che ovviamente se ne infischia di portare prove contrarie. Non ne ha alcun interesse. Ma ora l’affare si ingrossa. C’è un pentito, tal Bruzzese, che ai magistrati ha raccontato un episodio a cui ha “assistito personalmente” e sarebbe avvenuto “nel 1978-1979, poco dopo l’omicidio di Aldo Moro”. In sostanza, Bruzzese ha parlato di un summit con le cosche di Gioia Tauro nel luogo dove suo padre trascorreva la latitanza. Ebbene, tra i partecipanti ci sarebbero stati anche Berlusconi e Craxi. Ma non si ferma qui. Fa un excursus storico riguardo i rapporti tra mafia e politica, inquadrandolo anche nel contesto internazionale. In sostanza spiega che Licio Gelli, capo della P2, non accettava più la politica di Craxi e Andreotti in contrapposizione agli Stati Uniti. Anche quest’ultimi erano ovviamente di questo avviso. In sostanza riesce anche a dare una spiegazione tutta sua. Sicuramente il processo in corso segna un salto di qualità dei pentiti, forse anche questo periodo turbolento aiuta: da storici, sono passati direttamente alla geopolitica.  

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