«L’Organismo congressuale forense ha ricevuto negli ultimi giorni numerose segnalazioni da Consigli dell’Ordine e importanti associazioni forensi rispetto alla prassi avallata di recente dal Dipartimento Organizzazione giudiziaria e da note predisposte dai dirigenti Unep di vari distretti che considerano, nei pignoramenti presso terzi, l’avviso al terzo e al debitore previsto dall’articolo 543 cpc (recentemente novellato sul punto) come atto dell’esecuzione forzata e come tale di competenza esclusiva dell’Unep, comportando così aggravio notevole di costi e tempi per il creditore procedente, al cui difensore sarebbe quindi preclusa la notifica in proprio (postale o Pec) del medesimo avviso, senza considerare la possibilità (purtroppo ricorrente) di ritardi nelle comunicazioni di iscrizione a ruolo che complicano il quadro».

Così l'Organismo congressuale forense interviene sul nodo sollevato da diverse voci dell’avvocatura negli ultimi giorni: proprio mentre arriva a compimento un percorso riformatore presentato dal governo come una spinta all’efficienza della giustizia, emerge il paradosso relativo ai pignoramenti, che pare muoversi in direzione esattamente contraria.

L’Organismo contesta dunque «questa “interpretazione amministrativa” della norma, il cui tenore letterale invece fa propendere per considerare quell’avviso come atto di parte e come tale eseguibile con notifica in proprio ex lege 53/ 1994 da parte del difensore del creditore procedente.

La semplificazione e l’esigenza di celerità sottese alle riforme processuali appena varate dal governo» fa notare appunto Ocf, «ci supportano peraltro in questa considerazione, e per questo chiediamo che il ministero della Giustizia voglia procedere ad annullare la nota del Dog del 20 settembre scorso, o comunque a chiarire che gli avvocati hanno in ogni caso facoltà di procedere alla notifica in proprio dell’avviso ex art. 543 c. p. c., restando la notifica tramite Unep una mera facoltà».