Vladimir Putin prenderà parte domani al Cremlino alla cerimonia di firma dei trattati di adesione di nuovi territori ucraini alla Russia. La cerimonia si terrà al Cremlino alle 15 ora di Mosca, le 14 in Italia. Lo ha reso noto il portavoce presidenziale Dmitry Peskov. La formalizzazione di domani riguarda le regioni ucraine orientali di Donetsk e Lugansk (Donbass) e meridionali di Kherson e Zaporizhzhia, dove si sono svolti i «referendum». Durante le cerimonia prevista al Cremlino, il presidente Vladimir Putin «pronuncerà un discorso corposo», ha anticipato il portavoce Dmitri Peskov. Il traffico sarà bloccato in un’ampia parte di Mosca, e ci sarà un concerto sulla piazza Rossa. Anche lo stesso Putin, secondo i media russi, potrebbe farsi vedere. Le autorità russe che sono state incaricate di amministrare le regioni in questione sono già giunti a Mosca per partecipare all’evento. La Russia sta seguendo lo stesso percorso dell’annessione della Crimea nel 2014: anche in quella occasione Putin aveva parlato in modo solenne dal Cremlino. Ma il discorso di domani, ha spiegato Peskov, «non è quello rivolto all’Assemblea federale. È molto importante non confonderli. Si tratta di un formato diverso». Quanto agli incontri con i responsabili amministrativi delle cosiddette Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk e con quelli delle regioni di Kherson e Zaporizhzhia, «naturalmente si svolgeranno a margine della cerimonia». Soldati russi intercettati: « «Mamma, credo che questa guerra è la decisione più stupida che il nostro governo abbia mai preso». È il contenuto di una delle telefonate dei soldati russi impegnati nella guerra in Ucraina pubblicate dal New York Times. Utilizzando dei telefoni condivisi, le truppe russe hanno effettuato chiamate in Russia per un periodo di diverse settimane, chiamando a casa mogli, parenti e amici, nonostante gli fosse stato ordinato di non farlo, spiega il New York Times, aggiungendo che le conversazioni sono state inizialmente intercettate dalle forze dell’ordine ucraine prima di essere trasmesse al giornale. Nelle telefonate, avvenute nelle prime fasi della guerra in Ucraina, i soldati riferiscono di essere stati gettati in guerra senza preavviso e di aver subito perdite crescenti mentre il loro tentativo di impadronirsi di Kiev vacillava. I soldati raccontano anche di aver ricevuto l’ordine di «uccidere tutti quelli che vediamo». In una delle telefonate intercettate un soldato ha puntato il dito contro il presidente russo Vladimir Putin definendolo un «folle» per aver ordinato l’invasione.