Il sipario è calato  sui FEI World Championships Pratoni 2022 di completo e attacchi ai Pratoni del Vivaro con la conferma del pluricampione del mondo, l’australiano Boyd Exell che ha concluso in testa alla classifica. L’argento è andato all’olandese Ijsbrand Chardon  e il bronzo al tedesco Michael Brauchle. Per quanto riguarda la competizione a squadre, l’Olanda (313,93) si è aggiudicata l’oro, l’undicesimo assoluto e sesto nelle ultime sette edizioni, con Chardon sr, suo figlio Bram e Koos De Ronde. L’argento è stato appannaggio della Germania, con Brauchle, Mareike Harm e Georg von Stein, e il bronzo del Belgio, con Glenn Geerts, Dries Degrieck e Tom Stokmans. Luca Cassottana, unico italiano al via in questo mondiale, ha completato il percorso dell’ultima giornata al 15º posto, chiudendo al 25º posto nella classifica individuale. Ora è tempo di bilanci e lo facciamo con il presidente della Federazione Italiana Sport Equestri, l’avvocato Marco Di Paola.

Presidente Di Paola che cosa ha rappresentato Pratoni 2022 per la Fise e tutto il movimento?

Per la nostra Federazione ha rappresentato un momento internazionale, ma anche di riferimento degli sport equestri e di rinascita del centro equestre federale dei Pratoni del Vivaro, che ha ospitato le Olimpiadi del 1960, i Mondiali del 1998. Quindi aver potuto ripetere qui nel 2022 i Mondiali rappresenta un grande motivo di orgoglio e di emozione sia per la Fise sia per tutto il nostro movimento.   

Quali sono i numeri del FEI World Championships Pratoni 2022?

È stato senza alcun dubbio una manifestazione di grande successo. Abbiamo toccato punte di ventimila presenze di pubblico, per un totale di quasi sessantamila persone che sono venute ad assistere alle gare. Sono risultati arrivati dopo quasi tre anni di lavorio preparatorio, quasi 6 milioni di euro di investimenti sul Centro e uno staff formato da quasi 500 persone che hanno contributo alla buona riuscita dell’evento. Oltre a tutte le squadre, provenienti da tutto il mondo, che hanno partecipato alla manifestazione ed hanno apprezzato sia la validità dei campi di gara sia le bellezze naturalistiche dei Pratoni del Vivaro.

Alla cerimonia di inaugurazione lei ha confessato che quando presentaste la candidatura il complesso del Vivaro era solo un’idea. Un sogno che si è avverato?

Volendo usare una metafora da poker bisognerebbe dire che tutto è iniziato con un bluff, ma poi le carte abbiamo cominciato ad averle in mano. Si è trattato di un sogno che siamo riusciti a realizzare grazie al contributo di persone visionarie, come il compianto sindaco di Rocca di Papa Emanuele Crestini che ha creduto in questa avventura, proseguita dall’attuale prima cittadina Veronica Cimino. Oggi quel sogno è diventato una realtà sia per Rocca di Papa, ma anche per il comprensorio dei comuni dei Castelli romani, che possono proporre al mondo le bellezze naturali di tutto il territorio.

Manifestazioni come questa sono una vetrina importante, ma possono allargare anche la platea dei praticanti?

I grandi eventi sportivi rappresentano un traino fondamentale per tutto il movimento, ma anche un’occasione di rilancio del territorio, motore economico per le comunità locali, e soprattutto di promozione sia per gli sport equestri sia per la nostra bella Italia.

Che cosa ha rappresentato la visita del presidente del Cio, Thomas Bach, al centro dei Pratoni del Vivaro?

Anche in questo caso abbiamo vinto una sfida, perché il presidente del Cio voleva valutare personalmente alcune perplessità che gli erano state paventate sulla disciplina del completo all’interno del panel olimpico. Abbiamo saputo direttamente dal presidente Bach che la disciplina del completo rimane nel panel olimpico, perché si tratta di una disciplina praticata in sicurezza, come richiesto dagli sport moderni.

Dopo gli anni della pandemia quali sono i numeri della Fise?

La Fise, come tutto il mondo dello sport, ha allargato la sua base dei praticanti. Oggi abbiamo circa 180mila praticanti, di questi 110mila appartengono al mondo ludico, parliamo di ragazzi, la maggioranza dei quali sono donne. Perché gli sport equestri nella loro filiera di valori hanno il cavallo, che insegna rispetto, collaborazione, generosità e il saper ascoltare il compagno. Quindi le famiglie non cercano più negli sport dei figli dei campioni olimpici, ma hanno individuato nell'equitazione valori importanti che saranno un bagaglio culturale fondamentale per le nuove generazioni.

Avete dei progetti per avvicinare i giovani agli sport equestri?

Il cavallo per i giovani rappresenta un compagno di giochi incredibili e il pony è un’attrazione e il nostro testimonial vincente per i ragazzi che si avvicinano non solo agli sport equestri, ma anche alla natura, dell’ambiente e dell’ecosostenibilità.

Il modello Pratoni del Vivaro può essere, secondo lei, replicabile per riqualificare i territori e dare opportunità di sviluppo?

Sicuramente un centro come quello dei Pratoni del Vivaro, con i suoi 110 ettari, ha bisogno di essere sostenuto e la Fise deve fare degli investimenti. Però è un esempio di come in Italia si possono utilizzare in maniera responsabile, etica e corretta dei beni, in questo caso naturali, in altri casi monumentali come Piazza di Siena, al servizio dello sport, senza danneggiarli anzi migliorandoli nel tempo con investimenti mirati.

Alcune associazioni ambientaliste hanno avanzato delle critiche, arrivando a paragonare l’impatto dei mondiali dei Pratoni del Vivaro sull’ecosistema ai concerti di Jovanotti sulle spiagge.

Le preoccupazioni sono sicuramente legittime, ma noi siamo soliti rispondere con i fatti. È già avvenuto a Piazza di Siena, dove nel tempo abbiamo avuto modo di conoscerci con le associazioni e dimostrare che l’utilizzo responsabile e corretto può avvenire in maniera rispettosa dell’ambiente e della natura.