La situazione che si vive nell’Ordine degli avvocati di Mantova «riflette il normale andamento nazionale». Maria Chiara Messora, presidente del Coa della città lombarda, riflette sulle condizioni in cui versa l’avvocatura mantovana, senza mostrare pessimismo ma al tempo stesso senza negare quanto accade nella quotidianità.

«Sicuramente – dice al Dubbio - lo svolgimento della professione forense è diventato negli ultimi anni sempre più difficile. Ciò credo sia inevitabilmente connesso agli eventi che nell’ultimo decennio hanno caratterizzato la società. La crisi economica ha influito in negativo sul normale svolgimento dell’attività forense e in considerazione del fatto che molte imprese hanno attraversato periodi difficili di illiquidità e di difficoltà nel recupero dei propri crediti con conseguente impossibilità di promuovere azioni di recupero». Attualmente gli avvocati ordinari iscritti all’albo di Mantova sono 805 con una prevalenza della componente femminile (435); gli uomini sono invece 370. A questi si aggiungono altri 18 avvocati tra speciali e stabiliti.

I praticanti semplici sono 277 di cui 177 donne. Le nuove iscrizioni dall’anno 2020 ad oggi sono 28. A questi si aggiungono due avvocati stabiliti. «Obiettivamente – commenta Messora – trenta avvocati iscritti in un arco temporale di quasi tre anni è un numero abbastanza esiguo rispetto ai tempi passati. Di contro le cancellazioni a richiesta degli avvocati ordinari, nel periodo che va dal gennaio 2020 a questo mese di settembre, arrivano a 31 per cui vi è equivalenza tra i nuovi iscritti e i cancellati. A ciò aggiungo che vi sono state nel medesimo periodo di riferimento quattro richieste di cancellazione di avvocati speciali e due richieste di avvocati stabiliti per un totale di 37 domande di cancellazione a fronte di 30 iscrizioni». La certezza di un posto fisso ha indotto alcuni avvocati a cambiare lavoro e ad approdare a lidi più sicuri. Il riferimento è alla scelta di partecipare ai concorsi nell’amministrazione giudiziaria.

«L’insicurezza dal punto di vista lavorativo – afferma la presidente Messora - e la precarietà delle occupazioni hanno penalizzato notevolmente le persone fisiche e quindi la normale utenza degli avvocati. I giovani avvocati che si sono affacciati alla professione nell’ultimo decennio, a meno che non potessero contare su uno studio strutturato nel quale trovare una precisa collocazione, hanno avuto maggiori difficoltà, non solo nel reperimento della clientela, ma anche per sostenere i notevoli costi legati al mantenimento di un ufficio. Anche nel nostro Ordine alcuni colleghi, che peraltro svolgevano l’attività forense da alcuni anni, hanno vinto concorsi pubblici per cancellieri e hanno abbandonato la toga. Di certo la pandemia ha contribuito a rendere più difficoltosa la professione e l’accesso alla stessa». L’avvocatura mantovana nel “biennio nero” della pandemia ha dato dimostrazione di responsabilità e si è rimboccata le maniche, guardando al futuro con interesse soprattutto rispetto alle opportunità legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza.

«Molte prassi utilizzate in fase di totale lockdown – evidenzia la presidente del Coa - sono diventate la regola e questo contribuisce sicuramente a rendere meno interessante, dal punto di vista relazionale ed umano, il nostro lavoro. Purtroppo quindi avremo sempre meno toghe nei nostri uffici giudiziari. Al di là di tali considerazioni, io sono ottimista di natura e voglio sperare che vi sia uno spiraglio anche per la nostra professione. Voglio sperare che, se vi saranno fondi provenienti dal Pnrr, possano in parte essere utilizzati per favorire l’accesso alla professione».

Messora si sofferma poi su alcune caratteristiche dell’Ordine che presiede: «Il nostro – aggiunge - è un Ordine piccolo, a misura d’uomo. Abbiamo notato in questi ultimi anni una maggior difficoltà degli iscritti al pagamento annuale delle quote di iscrizione all’albo e questo conferma il momento particolare che stiamo vivendo.

Per andare incontro alle esigenze dei colleghi da alcuni anni abbiamo lasciato le quote inalterate per non gravare ulteriormente sulle finanze degli Iscritti. Dal punto di vista dell’Ordine si cerca di mettere a disposizione dei colleghi la maggior parte dei servizi, affinché possano svolgere agevolmente la professione, potendo contare sulla massima disponibilità dell’Ordine, che, allo stato attuale, dispone di quattro dipendenti» . Gli avvocati mantovani vogliono dare un contributo diretto per il buon funzionamento della giustizia.

«Il Coa di Mantova – conclude la presidente Messora - ha istituito un Organismo di mediazione che funziona a pieno ritmo e con risultati soddisfacenti. È stata, inoltre, recentemente istituita la Camera arbitrale e già da alcuni anni opera l’Organismo di composizione della crisi che dà buoni risultati. In questo momento il nostro Tribunale ha alcuni ambiti, soprattutto in sede civile, in cui si registrano difficoltà dovute a carenza di magistrati e di personale amministrativo. L’auspicio è che la situazione possa migliorare in modo da consentire all’utenza di avere risposte in termini accettabili».