«Si preannunciano riforme più canaglia della riforma Cartabia» e «Palamara è stato un grandissimo pezzo di m…»: per queste due frasi riportate dal Foglio, da qualche giorno Tullio Morello, Presidente della V sezione penale al Tribunale di Napoli, candidato di Area Dg (Collegio 3 giudicanti) al voto del prossimo Csm che si terrà domenica e lunedì prossimi, è sotto i riflettori mediatici.

Dottor Morello che ha pensato appena ha letto l’articolo?

Sono rimasto certamente stupito e dispiaciuto, anche se il mio lavoro mi ha abituato a vicende simili. Mi ha amareggiato vedere la campagna elettorale per un organo così importante come il Csm strumentalizzata in questo modo, tra l’altro stravolgendo e decontestualizzando le mie dichiarazioni.

Il video di questa riunione avrebbe dovuto essere reso pubblico?

Assolutamente no. Si trattava di una assemblea dell’Anm-sezione di Napoli, convocata in prosecuzione a riunioni precedenti. Siccome a luglio non erano presenti tutti i candidati, si è deciso di tenerne un’altra. Era quindi limitata solo ai convocati, ossia 37 magistrati compresi i candidati.

E però la registrazione al collega del Foglio è stata data da qualcuno che ha partecipato a quella riunione. C’è qualcuno all’interno del suo gruppo che voleva inquinare il dibattito?

Questo non posso affermarlo con certezza. È sicuramente una cosa spiacevole, io mi sono fatto un'idea ma rimaniamo sempre nel campo delle ipotesi. E poi vorrei far notare che questo mio stralcio di discorso, usato strumentalmente, viene fuori non il giorno dopo l’assemblea, ma nove giorni dopo, a meno di una settimana dalle votazioni per il Csm. Forse a qualcuno ha dato fastidio il mio intervento fatto sul Domani (dal titolo “Attenzione ai laici e ai cosiddetti indipendenti, il Csm rischia di venir schiacciato dalla politica, ndr) dove avevo posto una questione, un allarme in merito alla tutela della nostra indipendenza.

Ce la ricordi.

C’è il concreto rischio che il futuro Csm sia sbilanciato verso la politica e che la politica soffra l’indipendenza della magistratura. Questo si evince non solo dalle norme ma anche dalle discussioni parlamentari che avevo ascoltato per ore tre mesi fa in occasione dell’approvazione dell’ultima riforma ordinamentale. Le dichiarazioni dei parlamentari erano per la maggior parte rancorose e punitive nei confronti della magistratura. Però il punto non è come è uscito quel video.

Qual è?

Tutelare la mia persona, sempre stimata dai colleghi, dagli avvocati, dalle istituzioni. Chi mi conosce sa che sono da sempre una persona educata e di dialogo. Ho ribadito anche tante volte in queste settimane che chi vuole dialogare con me su valori reali troverà sempre una porta aperta. Certo, chi vorrà minare l’indipendenza della magistratura in me troverà sempre un nemico.

Passiamo alle frasi incriminate.

Il mio intervento è durato dieci minuti ma è stato pubblicato il video di un solo minuto. E poi l’intero dibattito è durato quasi un’ora e mezzo. Per quanto riguarda la frase su Palamara: in quella riunione e nelle precedenti e sulle nostre mailing list, un giorno sì e un giorno no, quelli come me che hanno svolto attività associativa in maniera attiva (è stato presidente della sottosezione dell’Anm di Torre Annunziata e presidente e segretario dell’Anm napoletana, ndr) e che appartengono ai gruppi associativi sono stati accusati, in termini anche peggiori rispetto a quelli da me usati, di aver concorso alla crisi della magistratura. E stavo elencando le espressioni più comuni utilizzate, ad esempio “Palamara è un pezzo di m...”. Questo per dire che non sono stato io ad apostrofarlo in quel modo, stavo riferendo frasi di altri. Se si fosse visto il video per intero lo si sarebbe capito. E stavo dicendo quello per difendere il mio operato e quello di altri colleghi. Io - come altri candidati, non solo nel mio gruppo - abbiamo fatto attività associativa per anni con passione, senza ricevere mai una accusa da nessuno, senza mai oscurare la propria attività giudiziaria. Tanto è vero che in questi giorni sto ricevendo messaggi di stima non solo da parte di colleghi ma anche da parte del Foro.

Quindi non voleva screditare Palamara?

Non volevo screditarlo come non voglio glorificarlo. Come ho detto nella precedente assemblea mi aveva profondamente ferito la circostanza in cui Palamara, quando era presidente dell’Anm, venne a Napoli a distribuire a tutti i colleghi il Codice etico dell’Anm da poco approvato per poi violarlo in prima persona.

Palamara però minaccia querela nei suoi confronti.

Il senso del mio intervento è quello che ho spiegato, poi lui è libero di fare ciò che vuole. Io ho fiducia sempre nella magistratura.

Per quanto concerne “Si preannunciano riforme più canaglia della riforma Cartabia”?

L’Anm ha scioperato contro la riforma Cartabia, criticata a 360 gradi da tutta la categoria dei magistrati. Ho partecipato all’Assemblea generale dell’Anm che ha deliberato quello sciopero e su Radio radicale si può riascoltare il mio intervento. Mi ero detto a favore dell’astensione e avevo criticato gli aspetti della riforma che non condivido. L’aggettivo “canaglia” l’ho usato per dire che la riforma punisce ingiustamente la magistratura. A questo quadro si aggiungono i programmi elettorali dei partiti che se realizzati in tema di giustizia andranno ulteriormente a peggiorare l’esercizio della giurisdizione a scapito dei cittadini.

Le sue dichiarazioni hanno suscitato però delle dichiarazioni negative da parte di altri magistrati. Angelo Piraino, segretario di Magistratura indipendente, per esempio, ha detto sempre al Foglio: “Chi aspira a divenire membro del Csm è importante che sappia dosare le parole”.

Per quanto riguarda le dichiarazioni di Piraino, le rispetto. Però aggiungo che mi sono arrivati messaggi di solidarietà anche di colleghi appartenenti al suo gruppo. Quindi ognuno la vede a modo proprio. Ho letto anche sul Riformista altri colleghi che sono intervenuti in maniera molto dura contro di me ma sono gli stessi colleghi che quotidianamente sulle nostre mailing list utilizzano termini molto più pesanti dei miei quando si confrontano su questi temi. Quello che però mi ha ferito leggendo sia il Riformista che il Foglio è che non volevo rendere dichiarazioni. Questo non è vero perché non mi sono mai sottratto in questi giorni a rispondere ai giornalisti che mi hanno cercato.