La campagna elettorale entra nella sua parte decisiva e il confronto fra coalizioni e partiti diventa sempre più serrato. La polarizzazione dello scontro tra Pd e Fdi, fortemente voluta da Enrico Letta, non è la sola direzione in cui si stanno sviluppando le strategie politiche per il recupero del consenso. Il dibattito è molto acceso sul Meridione dove Pd e Movimento 5 Stelle stanno concentrando l’attenzione, viste anche le difficoltà di attecchire da parte della Lega di Salvini. Gli ultimi sondaggi pubblicati, inoltre, hanno segnalato una crescita importante dei grillini che ha fatto storcere il naso a tutta la componente dem, soprattutto l’area ex Ds, che non ha mai digerito la rottura con Giuseppe Conte.

A mettere ulteriore benzina sul fuoco è stato il governatore della Puglia Michele Emiliano che con il M5S governa da anni e non ha mai fatto mistero di volere proseguire lungo la strada intrapresa. Emiliano, nel fare il suo appello al voto per il 25 settembre, ha chiesto un voto per il Pd o per i grillini pur di frenare l’avanzata della destra che considera un pericolo per il futuro del Paese. Dichiarazioni che hanno provocato non pochi malumori al Nazzareno. Ne abbiamo discusso con la senatrice del Movimento Alessandra Maiorino.

Come valuta le dichiarazioni del governatore Emiliano che invita a votare Pd o M5s per frenare la destra?

Mi sembra che Emiliano abbia riconosciuto che anche il voto al M5S sia un’opzione diversa dal voto a destra, un voto che si contrappone all’offerta politica formulata da Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Per fortuna anche nel Pd se ne accorge qualcuno. Tutti ormai si sono accorti che l’unica offerta progressista chiara, netta e lineare è la nostra. Onestamente mi pare poi che non siano tutti d’accordo sulla linea politica folle che ha deciso di scegliere Enrico Letta, che contrasta con gli interessi del Paese. Ha deciso di chiudere le porte a noi con una motivazione risibile. La nostra colpa sarebbe quella di aver posto a Draghi questioni urgenti e gravi come il caro bollette e la paralisi del Superbonus. Poi Letta ha deciso di allearsi con forze politiche che hanno votato 55 volte contro la fiducia a Draghi. Mi sembra un grave cortocircuito e per fortuna qualcuno se ne accorge anche dentro il Pd.

Negli ultimi giorni c’è una grande attenzione per il Sud sia da parte del Pd che del M5s. Letta guarda con speranza alla crescita del vostro consenso che andrebbe a svuotare il bacino di destra. Lei che ne pensa?

Guardi io so che il Pd lettiano ha operato una scelta di campo facendo propria la fantomatica agenda Draghi e prendendo le distanze dai temi sociali portati avanti dalla sinistra. Ha preferito schierarsi con i poteri forti con una linea che poco ha a che fare con le fragilità crescenti di questo Paese che sono più evidenti al Sud. Il Movimento cresce perché abbiamo saputo difendere le fasce di popolazione più deboli che sono rimaste senza referenti politici. Forse succede di più al Sud perché alcune situazioni sono più presenti su quel territorio.

Ritiene che la chiusura con il Pd sia definitiva o dopo le elezioni si potrà tornare a dialogare?

Lo ha ripetuto più volte anche Conte: con questo Pd non ci sono i presupposti per un’alleanza. Durante il Conte due, pur nelle differenze sia nella modalità di lavoro che nella presenza sul territorio, abbiamo lavorato bene con obiettivi comuni. Questi obiettivi sono stati poi disconosciuti dal Pd, soprattutto quelli ambientali e ecologisti, ma anche in relazione all’approccio alla situazione internazionale. Mi pare difficile che con questa dirigenza si possa trovare un accordo. Ci sono differenze sostanziali: quando cadde il Conte II nessuno si stracciò le vesti come avvenuto con Draghi ad esempio. Ricordo anche che Matteo Renzi, che si vanta di fare cadere i governi ogni due anni, è sempre un prodotto Pd che si dimostra multiforme.

Senza un’alleanza però sembra difficile creare una reale alternativa alla destra…

Questa domanda la deve fare a Letta. Noi riteniamo di avere un’offerta politica concreta che guarda agli interessi del Paese in tutte le sue componenti. Ad esempio siamo riusciti a sbloccare la cessione dei crediti sul Superbonus. Si tratta di una misura importantissima, che impatta su migliaia di imprese, ed è simbolica del nostro modo di agire, mentre altre forze erano disposte a passarci sopra.

Ritiene ancora possibile una rimonta? E in caso di pareggio potrebbe tornare un governo di salute pubblica?

Questa marcia trionfale di Meloni è ancora tutta da vedere. Mancano dieci giorni, Meloni mi sembra alle prese con il problema di non spaventare la comunità internazionale. Parlare ancora prima del voto di un possibile governo di salute pubblica mi pare irrispettoso per gli italiani, per la Costituzione e, personalmente, mi fa orrore. In ogni caso noi non ci saremo.