La situazione nella centrale nucleare di Zaporizhzhya è «insostenibile», nel sito sono già stati registrati «danni» (a ununità speciale per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi e dei combustibili nucleari «freschi»), occorre dunque istituire una zona di sicurezza e fermare «immediatamente» i bombardamenti per evitare un possibile disastro radioattivo: a una settimana dalla sua missione nella centrale ucraina, la più grande dEuropa con sei reattori, lAiea, lAgenzia internazionale per lenergia atomica, ha pubblicato latteso rapporto su quanto rilevato nel sito. Un rapporto preoccupato che conferma come la situazione sia sullorlo del baratro. Zaporizhzhya, occupata dalle forze russe e scollegata dalla rete ucraina da lunedì pomeriggio, è teatro da settimane di bombardamenti di cui Russia e Ucraina si accusano a vicenda. Da mesi dunque si rischia un disastro nucleare dalle conseguenze incalcolabili. «La misura migliore per garantire la sicurezza degli impianti nucleari dellUcraina e della sua popolazione sarebbe che questo conflitto armato finisse ora», si legge nel documento di 52 pagine. «I bombardamenti sul sito e nellarea circostante devono cessare immediatamente per evitare di causare ulteriori danni agli impianti», ha insistito lagenzia, sottolineando «le condizioni estremamente stressanti» in cui opera il personale ucraino, sotto il controllo dei soldati russi. Tra laltroMosca ha accusato gli ucraini di aver bombardato di nuovo la zona. «Nelle ultime 24 ore, le forze armate ucraine hanno sparato 15 colpi di artiglieria contro la città di Energodar e sul territorio (molto vicino, ndr) della centrale nucleare di Zaporizhzhya», ha accusato il ministero della Difesa russo. La pubblicazione del rapporto arriva il giorno dopo che lultimo reattore in funzione del complesso è stato spento: un elettrodotto, collegato a una vicina centrale termoelettrica, è infatti «stato deliberatamente staccato per spegnere un incendio», ha spiegato lAiea in un comunicato stampa. E secondo loperatore ucraino Energoatom, lincendio «è iniziato a causa dei bombardamenti».