C'è una leader che potrebbe presto ritrovarsi alla guida di uno dei principali Paesi occidentali e la cui eventuale probabile ascesa desta preoccupazioni a non finire anche nelle cancellerie europee. È sovranista, antieuropea al massimo livello, iperliberista. Atlantista sì, e anche molto radicale. Anche troppo. No, non è Giorgia Meloni e neppure Marine LePen, che peraltro dalla leadership nel suo Paese è sempre stata tenuta a distanza da un fronte repubblicano che non si è impiccato da solo, come da noi, all'albero della purezza ideologica o di schieramento («Mai con i draghicidi!»). È Liz Truss e nessuno potrà mai rinfacciarle un passato ambiguo, antiche o sempiterne simpatie per l'estrema destra. La ministra degli Esteri del Regno Unito, ex ministra per le Pari opportunità e ancora prima del Commercio internazionale è una Tory purosangue, per la disperazione dei genitori a sinistra del Labour, sin da quando iniziò a fare politica, non ancora ventenne, nel 1994. Mrs. Liz viene dalla culla della democrazia e alla democrazia ci tiene tanto da proclamarsi pronta a premere il pulsante della nucleare, se del caso, «e non importa se moriranno milioni di cittadini». È campagna elettorale, certo, e si sa che l'occasione si presta alle esagerazioni. Ma come reagirebbero leader e opinionisti italiani se una candidata premier tutta d'un pezzo e atlantista se ne uscisse con affermazioni come «i leader occidentali sono pronti per una guerra nucleare e competono per vedere chi sarà il primo a ricevere l'onore» di premere quel pulsante? Di sfuggita, paragonata all'ostilità antieuropea di Liz Truss la temuta Giorgia sembra una reincarnazione di Altiero Spinelli: «So che la Ue comprende solo il linguaggio della forza. Sono pronta». Nei sondaggi Liz Truss è molto sopra Rishi Sunak nella corsa per la candidatura Tory anche se per ora molto sotto il laburista Keir Starmer nella sfida finale. Ma ha ancora 47 giorni per recuperare e se c'è una leader temibile in Europa è lei. Anche se non è mai stata iscritta al National Front.