PHOTO
dap carlo renoldi
«Il carcere non va in vacanza. Anche a Ferragosto nei nostri istituti sono ospitate circa 55mila persone e migliaia di operatori penitenziari sono al lavoro. Quest’anno, in un momento difficile per il mondo del carcere, segnato anche dal dramma dei suicidi, la ministra Cartabia e tutti i dirigenti generali dell’amministrazione penitenziaria sono stati, anche oggi, negli istituti penitenziari per dimostrare riconoscenza ai nostri operatori, vicinanza alla popolazione detenuta e per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica tutta verso la realtà penitenziaria». Così il capo Dap, Carlo Renoldi, che ha visitato Rebibbia femminile dopo essere stato al Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza. «L’estate, come spesso accade, si dimostra il momento più critico dell’anno per gli istituti penitenziari. In questo 2022 è reso ancora più doloroso dal drammatico incremento dei suicidi: ciascun episodio interroga le nostre coscienze di uomini e di operatori del sistema penitenziario su quanto è stato fatto finora e su quanto sia ancora necessario fare. Per questo, insieme ai miei più stretti collaboratori, al Vice Capo, ai Direttori generali del Dap e ai Provveditori regionali abbiamo avvertito l’esigenza di visitare degli istituti penitenziari anche nel giorno di Ferragosto. Vogliamo portare un segnale di vicinanza all’intera comunità penitenziaria e ribadire riconoscenza al personale in servizio», ha spiegato il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Ma le parole di Renoldi suonano ipocrite a Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe: «Leggo con sgomento - commenta - le dichiarazioni odierne del Capo del Dap Carlo Renoldi che dispone il Ferragosto in carcere per lui e tutti i vari dirigenti dell’amministrazione penitenziaria. Intanto vorrei capire perché Renoldi, anziché a Rebibbia femminile, il 15 agosto non va a Poggioreale, affollato da oltre duemila detenuti… Renoldi e C sappiano che il carcere si vive 24 ore su 24, 365 giorni, tra le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria, per cui il Capo Dap prende una corposa indennità stipendiale. Se questo è il nuovo che avanza, davvero ci cadono le braccia...». Capece ricorda che «Renoldi ha una concezione assai personalistica del Sindacato costituzionalmente previsto: vanno bene solamente quelli che sostengono le sue tesi, non chi critica e propone alternative alla degenerazione penitenziaria quale è la vigilanza dinamica ed il regime aperto a tutti i detenuti, indiscriminatamente, causa dell’esplosione degli eventi critici nelle carceri. Fa riferimento alla generica "comunità penitenziaria", affollata da Garanti et similia che conoscono il carcere solo dalle parole dei detenuti, e dimentica che lui prende i soldi dallo Stato per essere Capo del Corpo di Polizia Penitenziaria».