Insomma Elisabetta Piccolotti e Michela Di Biase, rispettivamente dirigenti di Sinistra italiana e del Pd nonché consorti di Nicola Fratoianni e Dario Franceschini, in Parlamento non ci devono proprio andare. Ce lo spiega l’allegra falange dei giornali della destra, da Libero alla Verità al Tempo con le consuete eleganti metafore della moglie «infilata» in lista per bieco nepotismo e così via.

Ma la palma d’oro per l’articolo più apertamente sessista spetta ancora una volta ai campionissimi del Fatto Quotidiano, a partire dal titolo che scimmiotta le riviste di gossip che di questi tempi si consumano sotto l’ombrellone: “Letto a due seggi”. Il pezzo a firma di Lorenzo Giarelli, ironico come una cartella esattoriale, spiritoso come un attacco di gastrite, sembra scritto negli anni 50. Con tanto di nomignoli sessisti: De Biase è “Lady Franceschini”, mentre Piccolotti diventa addirittura “Miss sinistra”. Roba da concorso di bellezza di mezza estate.

Che le due donne facciano politica da decenni (soprattutto Elisabetta Piccolotti, militante di Rifondazione da quando aveva 18 anni) è un dettaglio che non vale la pena di citare. Quel che conta è alludere, ammiccare, perculare, insinuare che il “posto al sole” lo avranno soltanto grazie alle preziose intercessioni dei mariti senza i quali sarebbero rimaste a casa magari a stirare le camice e preparare la cena. Il che non è affatto vero ma in fondo che conta? Dev’essere un marchio di fabbrica quello del quotidiano diretto da Marco Travaglio più volte salito agli onori delle cronache per i suoi attacchi misogini verso le avversarie politiche.

Come dimenticare infatti le becere vignette di Mannelli su Maria Elena Boschi ritratta a “cosce di fuori”? Se Sinistra italiana avesse stretto un accordo con gli amati Cinque stelle invece che con l’odiato Pd secondo voi Elisabetta Picolotti sarebbe stata definita Miss sinistra? La risposta la sappiamo già.