Giornata di trattative sfiancanti nel centrosinistra che non riesce a trovare la sintesi tra le pretese variegate di forze politiche molto diverse tra loro e una serie infinita di veti incrociati. Il dialogo a distanza tra Enrico Letta e Carlo Calenda, che dovrebbero incontrarsi questa mattina, ha allontanato le posizioni di Pd e Azione. Nel mezzo si è inserito il solito Matteo Renzi che, aspettando la definitiva rottura, tenta Calenda con l’ipotesi di un terzo polo da far correre in maniera autonoma rispetto alla sinistra. Enrico Letta ci ha provato in tutti i modi.

Nel pomeriggio ha riunito la direzione nazionale del partito, dalla quale è venuto fuori un appello ad Azione per cercare l’unità della coalizione. «In queste ore si stanno determinando decisioni fondamentali per la definizione dell’alleanza che sfiderà la destra sovranista alle prossime elezioni politiche. A nessuno sfugge che la posta in palio è altissima, per i destini del nostro Paese e dell’Europa – si legge nel documento dem - Per questo il Pd fa appello a tutte le forze politiche con cui, dopo le dimissioni del governo Draghi, si è lavorato per fare nascere un campo di forze democratiche e civiche: si proceda, senza veti reciproci, a costruire un’alleanza che prosegua nel forte impegno europeista che l’esecutivo guidato da Draghi ha saputo interpretare».

Un appello che è stato immediatamente respinto da Calenda e Della Vedova: «non rappresenta una risposta ai temi politici che abbiamo posto al segretario Letta. Risulta poco credibile, peraltro, il riferimento a una alleanza nel solco di Draghi mentre si mantiene come prioritario l'accordo con forze che sono state sempre all'opposizione del governo Draghi».

Qualche ora dopo Calenda è andato giù ancora più duro, lasciando trasparire una chiara intenzione di arrivare alla rottura. «I patti sono chiarissimi. No Bonelli e Fratoianni che sono contro Draghi, negli uninominali. No Di Maio negli uninominali. Già accettarli in coalizione per noi è problematico, ma ti siamo venuti incontro. D'altro canto ci impegniamo a non candidare negli uninominali personalità divisive per il centrosinistra. Sui temi: agenda Draghi, non tasse e bonus. Risposte nette su rigassificatori e modifica reddito di cittadinanza. Queste cose Letta le ha sul tavolo da giorni. Legittimo dire "non riesco", ma chiudiamo questa partita».

Letta ha provato ad evitare il peggio, mantenendo una disponibilità all’incontro, ma chiedendo reali aperture al dialogo. «Sono disposto ad incontrarli Calenda e Della Vedova, ma senza preclusioni, no ai veti e no alle sportellate. Io faccio fatica a discutere con le sportellate. Se abbiamo voglia di parlare bene, sennò è difficile discutere così. Da parte mia c'è la volontà di trovare un'intesa, e farò di tutto per fa sì che l'intesa si raggiunga. Incontriamoci: patti chiari e amicizia lunga. Abbiamo la responsabilità di fare un accordo per un'alternativa alla destra. Il Pd crede fortemente nello spirito di coalizione dando rappresentanza a tutti i soggetti, a tutte le anime che sono all'interno della coalizione. Questa nostra responsabilità non va dileggiata. È un grande valore e se non ci fosse il Pd a fare questo, sarebbe complicato trovare alleati che consentano di fare alternativa alla destra. Dare diritto di tribuna alle diverse anime del centrosinistra non è un tema di dileggio o su cui prenderci in giro».

In tarda serata, insomma, si è a un passo dalla rottura definitiva e le diplomazie al lavoro hanno ottenuto di rinviare l’incontro tra i leader di Pd e Azione, originariamente previsto per ieri pomeriggio, alla mattinata di oggi. Esplicativo in tal senso il commento rilasciato da Emma Bonino di + Europa che l’intesa con il Pd la vorrebbe. «Il solo sospetto che, volenti o nolenti, in base alla legge elettorale diamo un voto di più ala destra putiniana è una cosa che non voglio portarmi dietro come eredità politica. Non è accettabile perché è evidente, basta fare l'analisi dei collegi, che così sarebbe. Vediamo tutti di far una doccia, raffreddare il cervello che è andato in ebollizione. Il problema è il dopo 25 settembre».

Bonino ha anche smentito la tesi secondo la quale Azione e + Europa avrebbero raggiunto già un’intesa con Italia Viva. L’ipotesi di un apparentamento, non quella di una lista unica, però sarebbe sul tavolo e Matteo Renzi aspetta, in sordina, che la spaccatura tra Pd e Azione sia ufficiale prima di sferrare l’assalto finale per provare a costruire un autonomo polo di centro.