È scontro, a colpi di comunicati, tra la Lega e il Partito Democratico in merito alla riforma della giustizia tributaria. Nella mattinata di ieri il presidente della commissione Giustizia del Senato Andrea Ostellari e il responsabile economia del Carroccio Alberto Bagnai hanno sottolineato «l'urgenza di procedere in via prioritaria con la riforma della giustizia tributaria, che è il traguardo M1C1- 35 del Pnrr. Dall'approvazione di questa importante riforma dipende il pagamento della rata di fine anno del Pnrr: è fondamentale assicurare questo obiettivo, e, con esso, la modernizzazione del sistema della giustizia tributaria». Non si è lasciata attendere la replica dei senatori del Pd Anna Rossomando, responsabile nazionale Giustizia, e Franco Mirabelli, capogruppo in commissione Giustizia a Palazzo Madama: «Siamo stati i primi ad aver sottolineato la necessità di completare le riforme della giustizia necessarie per non perdere i fondi del Pnrr. Servono i decreti attuativi delle riforme fatte e abbiamo denunciato il rischio che la riforma del processo tributario con lo scioglimento delle Camere non si riuscisse a fare. Detto questo è grave che oggi (ieri, ndr) Lega e Fratelli d'Italia usino la riforma della giustizia tributaria per bloccare la legge delega sulla riforma fiscale approvata alla Camera. Non c'è nessuna ragione per contrapporre i due interventi. Chi ha deciso la crisi ha messo a rischio il Pnrr e ora è necessario ci sia responsabilità da parte di tutti per approvare i decreti attuativi e le altre norme necessarie, e non ci siano giochetti politici e tanto meno manovre elettorali». L'allusione è al prossimo appuntamento in Consiglio dei Ministri con la riforma del processo penale. Gli animi cominciano a scaldarsi e martedì sarà davvero una giornata di fuoco. Mentre sulle sorti del disegno di legge relativo all'equo compenso per le prestazioni dei professionisti sarà la capigruppo del Senato, all'inizio della prossima settimana, ad esprimersi. Che il provvedimento possa terminare la sua corsa è però, specificano alcuni fonti all'Ansa, «una residua possibilità», perché si tratta di un testo «privo dei requisiti di necessità ed urgenza», che difficilmente, perciò, potrebbe arrivare al voto, dopo che sono state sciolte le Camere.