Il 21 settembre il Parlamento in seduta comune, quello tuttora in carica, si sarebbe dovuto riunire per eleggere i componenti laici del Consiglio superiore della magistratura. Fonti della Camera ci dicono invece che la data non è più in calendario perché a Camere sciolte non sarebbe possibile procedere. E comunque quel voto sarebbe stato espresso a soli quattro giorni dalle elezioni politiche. Quindi quasi certamente spetterà ai nuovi deputati e senatori eleggere i laici di Palazzo dei Marescialli.

Ci siamo chiesti se a questo punto sarebbe stata rimandata anche l’elezione dei togati prevista per i prossimi 18 e 19 settembre. Ma dal Csm ci dicono di no, perché c’è stato un decreto del presidente della Repubblica, la macchina è partita e quindi è tutto confermato. E adesso che succede? I 20 magistrati eletti rimarranno congelati fino all’elezione dei laici, e l’attuale Consiglio, che scade proprio il 25 settembre, verrà prorogato per qualche mese (articolo 30 della legge istitutiva del Csm: “Il Consiglio superiore scade al termine del quadriennio. Tuttavia finché non è insediato il nuovo Consiglio continua a funzionare quello precedente”).

E però fino a quando? Occorre aspettare l’esito delle Politiche, la formazione del nuovo esecutivo, la definizione di maggioranza e opposizione a Montecitorio e a Palazzo Madama, le elezioni dei presidenti delle Camere. Ma lo scoglio più complesso sarà quello dell’accordo tra i partiti. «Per una legge non scritta», ci spiega il professore emerito di Procedura penale alla Sapienza Giorgio Spangher, ex laico del Csm, «in passato alla maggioranza spettava eleggere 5 componenti, all’opposizione 3. Ora, con la riforma del Csm, il rapporto diventa 6 a 4».

Nell’attesa il fattore tempo ha un peso: «Si verrà a creare una situazione molto anomala», riflette il professore, «in merito al funzionamento dell’organo di governo autonomo della magistratura. Fino al 25 settembre, giorno di scadenza dell’attuale consiliatura, gli attuali membri sarebbero legittimati ovviamente a operare. Ma poi da quella data, con i nuovi togati eletti, ma congelati in attesa dell’elezione dei laici, che attività potrebbero svolgere? Potrebbero ad esempio nominare nuovi direttivi? Non si dovrebbero tenere invece in considerazione i nuovi equilibri delle correnti?».

L’ulteriore aspetto singolare, per il professor Spangher, è che «avremmo magistrati eletti al Csm ma che continuerebbero ad esercitare le loro funzioni. Qualora esprimessero una opinione, lo farebbero da eletti al Csm o da magistrati in funzione?». A questo punto, auspica Spangher , «sarebbe forse più opportuno congelare le candidature invece che gli eletti, e prevedere votazioni ravvicinate sia dei togati che dei laici». In generale comunque «sarebbe stato anche inusuale, ma comunque legittimo, che il Parlamento che ha eletto gli attuali laici eleggesse anche i nuovi». Infatti i non togati che siedono ora a Palazzo dei Marescialli sono stati eletti nell’estate 2018.

Anche Eugenio Albamonte, segretario di AreaDg, esprime perplessità di fronte a questo scenario, sotto altri punti di vista: «Già per l’attuale consiliatura ci fu una prorogatio di due mesi perché i togati furono eletti a luglio ma il Csm si insediò a metà settembre. Adesso invece, a mio parere, si prospetta una forbice di tempo molto ampia dall’elezione dei togati a quella dei laici. Il nuovo Consiglio potrebbe insediarsi in prossimità di Natale, se non addirittura all’inizio del nuovo anno. Si tratta di una previsione estremamente negativa dal mio punto di vista». Soprattutto, per il pm della Procura di Roma, «un dato è rimasto molto tra le pieghe: c’è il rischio che i partiti vadano a nominare coloro che sono rimasti fuori dai giri delle poltrone dopo le prossime elezioni politiche».

A maggior ragione con un numero minore di parlamentari: «Invece», prosegue Albamonte, «i laici da eleggere dovrebbero essere professionisti che si caratterizzano per un curriculum particolarmente qualificato. Se tutti condividono questa idea non c’è bisogno di aspettare il nuovo Parlamento. Al contrario, se si pensa di dover dare uno strapuntino a chi è rimasto fuori dalle elezioni, vorrebbe dire continuare a snaturare la funzione del Consiglio, a maggior ragione dopo tutto quello che è emerso dal 2019 in poi. La funzione della politica dovrebbe essere quella di contrastare questa utilizzazione strumentale dell’incarico al Csm, che è un organo di rilievo costituzionale, di garanzia per i magistrati e i cittadini, ma anche di protezione nei nostri confronti verso le eccessive ingerenze della politica». Considerato tutto questo, per Albamonte «bisognerebbe procedere velocemente per l’elezione dei laici, secondo i tempi originariamente previsti».

Rispetto alla questione delle attività che il Csm in proroga potrebbe svolgere, Albamonte conclude: «È molto difficile stabilire cosa sia attività ordinaria e cosa attività straordinaria. Penso comunque che tutte le funzioni ordinarie, ossia quelle previste dalla Costituzione, come la nomina dei direttivi e dei semidirettivi, possano continuare ad essere esercitate, così come l’attività di normazione secondaria».