Il filosofo Massimo Cacciari è tranchant nel dire che «Draghi deve rimanere a palazzo Chigi» e «la maggioranza deve andare avanti fino a fine legislatura». E pensa che non si debba perdere tempo a parlare del Movimento 5 Stelle. «Il Movimento 5 Stelle non esiste più e Conte ha sbagliato tutto - spiega - Quel partito ormai è un partito fantasma, la cui condizione è determinata dall’assenza totale di Beppe Grillo e ha avuto il suo apice del disastro con la rottura tra il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e il leader, Giuseppe Conte».

Professor Cacciari, siamo ormai in piena crisi di governo e ieri abbiamo vissuto una giornata altalenante, tra il voto in Senato e le dimissioni di Draghi nelle mani di Mattarella: in che modo pensa che si svilupperà la situazione nei prossimi giorni?

La questione, per quanto grave, è piuttosto semplice: per quanto Draghi abbia concretizzato il suo desiderio di mollare tutto dopo quello che è successo, se Mattarella, come penso, insiste nel rimandarlo alle Camere per verificare la presenza di una maggioranza, che sappiamo esistere, come fa il presidente del Consiglio a dire di no? Il capo dello Stato non pensa minimamente al voto anticipato e di conseguenza Draghi, volente o nolente, dovrà restare.

A quel punto però bisognerà capire se resterà con la stessa maggioranza del governo attuale, cioè compreso il Movimento 5 Stelle, oppure con una nuova maggioranza senza i grillini: pensa che in ogni caso il M5S esca perdente da questa crisi?

Il Movimento 5 Stelle non esiste più e Conte ha sbagliato tutto. Quel partito ormai è un partito fantasma, la cui condizione è determinata dall’assenza totale di Beppe Grillo e ha avuto il suo apice del disastro con la rottura tra il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e il leader, Giuseppe Conte. Magari alle elezioni troverà il modo di riemergere ma sia Conte che Di Maio avranno si e no il 5 o 6 per cento. Complessivamente, saranno sotto al dieci per cento. Insomma, stare a parlare ora dei Cinque Stelle è ridicolo.

Eppure dobbiamo parlarne, se è vero che fino a poche settimane fa era il primo gruppo parlamentare a sostegno del governo e ora i suoi capigruppo fanno discorsi da partito all’opposizione. Fin dove arrivano le responsabilità di Conte?

Conte ha iniziato a sbandare dopo la scissione di Di Maio, perché non pensava che il ministro degli Esteri avesse il seguito parlamentare che poi si è rivelato tale. Si aspettava che piovesse, forse, ma non che diluviasse. A quel punto, non poteva far altro che collocarsi a sinistra della posizione ultragovernativa di Di Maio. Ma ragionando sui fatti, che ci sta a fare a sinistra, visto che quel posto è già occupato da Di Battista e altri? Sono tutte follie e contraddizioni che capitano sempre in un Movimento che è alla fine e boccheggia. In questi casi si aprono scenari irrazionali, è tipico. E quindi è inutile cercare di razionalizzare. Sta cercando disperatamente una via di salvezza, che però non esiste.

A proposito di via di salvezza, questa crisi può essere l’ancora di salvezza del centrodestra, che potrebbe sfruttarla per compattarsi e vincere piuttosto facilmente le prossime elezioni?

Certamente questa situazione è un vantaggio per il centrodestra, perché i vari leader si presentano come quelli responsabili che non vogliono la crisi di governo e addossano la colpa ai Cinque Stelle e anche al Pd. Parliamoci chiaro: Letta fa di tutto per farcelo dimenticare, ma non scordiamoci che la sua linea fino a ieri era portare avanti l’alleanza con il Movimento 5 Stelle in vista delle Politiche, in quello che era considerato il cosiddetto “campo largo”. Questa linea è totalmente saltata e adesso il leader dem dovrà cercare di mettersi d’accordo con Di Maio, Calenda e Renzi per formare un nuovo rassemblement di centrosinistra.

Visto come sta andando a finire, crede che Zingaretti prima e Letta poi abbiano sbagliato a considerare Conte come un punto di riferimento per i progressisti o comunque come il principale alleato?

Beh, sicuramente sono stati fatti dei calcoli sbagliati. Ma quando non si ha una strategia autonoma e si vive alla giornata, cercando di sopravvivere con mezzucci di pseudo alleanze senza alcun fondamento e senza preparazione politica, poi è normale che non si va lontano. E questo vale sia per la segreteria di Nicola Zingaretti sia per quella di Enrico Letta che gli è subentrata.

Insomma alla fine ha avuto ragione Di Maio, che si è staccato un secondo prima del disastro e si pone ora come uno degli attori dell’area centrista che sostiene Draghi?

Mah, direi che ci voleva poco per capire che sarebbe finita così. Avrà parlato con i suoi, avrà calcolato di avere dalla sua una parte consistente del gruppo parlamentare e a quel punto prima di farsi espellere se ne è andato lui. Ora si ritrova una posizione di forza a livello politico ma in termini di voti non andrà lontano nemmeno lui.

Cosa pensa che stia passando per la testa del presidente del Consiglio in questo momento, dopo una giornata in cui ha ancora la fiducia ma politicamente non gode più del sostegno del M5S?

Diciamo che se Draghi ha intenzione di puntare a un ruolo maggiore in futuro, in questo momento deve ingoiare il rospo e andare avanti con la maggioranza che ha. Potrebbe volere di nuovo la presidenza della Repubblica tra sette anni oppure potrebbe andare a fare il segretario della Nato. È un uomo che può aspirare a qualunque cosa. Si parla anche di presidenza della Commissione europea ma conta cento volte meno della Bce. In ogni caso oggi secondo me deve continuare a palazzo Chigi.

Crede che questa maggioranza, in un modo o nell’altro, riuscirà ad arrivare a fine legislatura o potremmo andare incontro a una delle tante formule tipiche della prima Repubblica, al governo “balneare” a quello “elettorale”?

Il punto non è se arriva o meno a fine legislatura. Il punto è che deve farlo. Ci aspetta una crisi energetica spaventosa in autunno, la Russia ha già chiuso il gasdotto Nord Stream e rischiamo di rimanere al freddo per mesi. Figuriamoci se possiamo avventurarci nei prossimi mesi in governicchi che non sanno di niente.