«Nessun arretramento né allentamento del regime del 41 bis che resta un presidio essenziale nel contrasto alla criminalità organizzata». Lo ha assicurato il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Carlo Renoldi, in audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato, riferendosi alla vicenda dell’autorizzazione della visita di esponenti dell’Associazione "Nessuno tocchi Caino" in carceri sarde che ospitano detenuti al 41 Bis. Renoldi ha poi ricordato che «la ministra Cartabia ha firmato più di 520 decreti tra proroghe e applicazioni del 41 bis in poco più di un anno. Siamo al cospetto di uno strumento fondamentale. Vorrei rassicurare su questo: nessun arretramento nel contrasto alla criminalità organizzata e in particolare alla mafia, che resta un grave pericolo per la democrazia e che ci deve vedere tutti impegnati a realizzare le più efficaci azioni di contrasto». «L’affermazione ricorrente in questa settimane che non fosse mai successo che associazioni o organizzazioni non istituzionali siano entrate a è smentito da circa 10 ingressi dal 2014 al 2019» ha aggiunto Carlo Renoldi. Sulle notizie di stampa in base alle quali gli esponenti di "Nessuno tocchi Caino" avrebbero parlato di ergastolo ostativo con i detenuti al 41 bis Renoldi ha chiarito: «Se questo fosse accaduto si doveva immediatamente interrompere l’interlocuzione, ma non ho contezza che sia accaduto e so che di ergastolo ostativo si è parlato in un successivo momento relativo all’incontro che la delegazione ha avuto con i detenuti dell’alta sicurezza, e in quell’occasione c’è stato l’invito a iscriversi a nessuno tocchi Caino, non con i detenuti al 41 bis. Se questo fosse avvenuto sarebbe stata una violazione e sarebbe stata segnalata», dal personale della polizia penitenziaria che presiede agli incontri e che «deve interrompere l’interlocuzione nel caso questa riguardi temi che non sono consentiti». «I temi di cui si è parlato - ha spiegato - sono stati le condizioni di salute e il vitto somministrato». Il capo del Dap ha poi ricordato che le visite in carcere «sono mirate a verificare le condizioni di vita all’interno degli istituti» e che «possono essere effettuate anche nei reparti del 41 bis anche con interlocuzioni con i detenuti, e la norma indica ciò di cui non si può parlare».

Quanti sono i detenuti al 41bis

Sono 732 i detenuti attualmente sottoposti al regime del 41 bis, il carcere duro, su 790 posti disponibili in 12 istituti. I dati sono stati forniti dal capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Carlo Renoldi, in audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato.  Sul totale dei posti 742 sono in sezione ordinaria e 48 in Area riservata; sono 20 i posti nell’unica sezione femminile e 5 nell’unica sezione Casa lavoro a Tolmezzo. È recente istituzione, il 5 luglio scorso, la sezione 41 bis presso l’Istituto penitenziario di Modena con una capienza pari a 8 posti.

Troppi edifici carcerari fatiscenti

«Troppi edifici versano in condizioni critiche. Nelle visite che sto facendo vedo situazioni spesso fatiscenti e mi rendo conto di un enorme bisogno che detenuti e personale manifestano. Ma ci sono segnali positivi, a cominciare dalla realizzazione di 8 nuovi padiglioni prevista con i fondi del Pnrr che dovrebbe segnare una discontinuità rispetto alla concezione dell’edilizia penitenziaria in relazione agli spazi trattamentali» ha evidenziato Carlo Renoldi, in audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato, riferendosi ai problemi dell’edilizia penitenziaria.

I suicidi in carcere

«Il dato dei suicidi in carcere, che continuano a esserci a ritmo preoccupante, è fonte per noi di quotidiane ambasce. Ogni suicidio è una drammatica sconfitta per tutta l’amministrazione», ricordando che dall’inizio dell’anno al 12 luglio i casi di suicidio sono stati 36. «Come amministrazione penitenziaria abbiamo dato impulso con la Conferenza delle Regioni al piano per la prevenzione dei suicidi in carcere», ha sottolineato Renoldi, e «nella giornata di ieri c’è stata una nuova riunione con i provveditori per sensibilizzare sulla tematica e sottolineare che ci sia da parte degli istituti l’adeguamento dei protocolli»

Renoldi in commissione Giustizia del Senato, le aggressioni in carcere

«Le situazioni di crisi e di aggressioni agli agenti, sono purtroppo sempre troppo frequenti» ha sottolineato il capo del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria, Carlo Renoldi, in commissione Giustizia del Senato, soffermandosi sulle condizioni di lavoro nelle carceri e sull’impegno in tema di assunzioni. «Dopo anni in cui lo svolgimento dei concorsi sembrava essersi arrestato è stata avviata una politica del personale penitenziario fondata su nuove assunzioni in settori nevralgici, innanzitutto la Polizia penitenziaria, che a fronte di una pianta che prevede 41.500 unità attualmente vanta circa 36.500 presenze», ha ricordato. «Per colmare questo gap, abbiamo proceduto a un piano di assunzioni straordinarie dal dicembre 2020, ad oggi abbiamo assunto ben 2.544 agenti. E circa 3.200 verranno assunti, complessivamente, nel biennio 2022/2023, oltre a 411 ispettori e a 120 allievi commissari, per la cui assunzione sono in corso di attuazione i relativi concorsi», ha riferito il capo del Dap. «Per il settore della dirigenza, ultimo concorso per direttori risale a 25 anni fa, oggi o domani è previsto l’ultimo orale al concorso che porterà all’assunzione di 45, o speriamo 57 se sarà autorizzato il turn over. C’è dunque la possibilità di arrivare a pieno organico - ha assicurato - oggi su 300 in pianta organica i direttori presenti sono 22 , con i 60 che entreranno in ruolo siamo in condizione di dare direttori alle carceri di tante regioni che sono in crisi».