Un incubo durato quasi due anni è finito ieri per il medico Carlo Mosca. Il primario sospeso del pronto soccorso dell'ospedale di Montichiari era accusato  di omicidio volontario per la morte di due pazienti, di 61 e 79 anni, ricoverati a marzo 2020, quando esplose l'emergenza Covid. Mosca era ai domiciliari dal 25 gennaio 2021 e la corte d'assise di Brescia lo ha assolto, disponendo l'immediata cessazione degli arresti domiciliari. La sentenza è arrivata dopo due ore di camera di consiglio. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 24 anni di carcere mentre la difesa aveva chiesto l'assoluzione. Due infermieri avevano accusato il medico di aver usato farmaci letali sui pazienti, farmaci che erano stati trovati in uno dei due corpi dopo la riesumazione. Carlo Mosca ha sempre sostenuto di essere innocente e di essere vittima di un complotto: «"Io non ho somministrato il Propofol. Qualcuno ha voluto farmi del male e può averlo iniettato a paziente già morto». Una "spiegazione fantasiosa", secondo il pm Ceschi. Per la difesa del medico si sarebbe trattato di "prove costruite. A partire dalla chat tra gli infermieri che si scambiano una foto con fiale di farmaci gettate in un cestino". Per l'avvocato Michele Bontempi, del collegio difensivo, «quelle dei due pazienti sono state morti naturali. Avevano plurime patologie ed è esclusa la morte per causa tossica. In un paziente non sono nemmeno state trovate tracce di farmaco, nell'altro ci sono tracce di Propofol anche se non ci sono prove che sia stato l'imputato a somministrarlo». «Sono contento, ringrazio i miei legali e i consulenti che hanno dimostrato in modo scientifico la somministrazione post mortem del Propofol. Ora rivoglio il mio posto perché il lavoro è la mia vita» ha dichiarato  Carlo Mosca dopo la sentenza È stata disposta anche la trasmissione degli atti in procura per calunnia nei confronti dei due infermieri che avevano accusato il medico.