Tra gli imputati per le stragi del 13 novembre 2015 che portarono alla morte novanta persone nell’area di Parigi, con le raccapriccianti esecuzioni del Bataclan e le smitragliate nei caffé della Bastiglia, Salah Abdeslam è l’unico a essere stato condannato all’ergastolo. Gli altri 19 alla sbarra, tutti riconosciuti responsabili degli attentati a vario titolo, hanno ricevuto pene minori per quanto molto pesanti. Per esempio Jean- Michel et Fabien Clain, autori del messaggio che rivendicava la strage, hanno avuto entrambi 22 anni di reclusione. Abdelsalam è l’unico superstite del commando che in quella tragica notte di quasi sette anni fa mise a ferro e a fuoco la capitale francese.

Nei dieci mesi di udienze che hanno preceduto il verdetto, gli avvocati del 32enne belga hanno insistito a lungo sul fatto che fosse sopravvissuto, sottolineando come il giovane avesse rinunciato all’ultimo momento a farsi saltare in aria davanti il piazzale dello Stade de France evitando in questo modo di appesantire ulteriormente il tragico bilancio di sangue. Un “sussulto di coscienza” che avrebbe dovuto spingere la corte a una clemenza maggiore nei suoi confronti. Ma dalle ricostruzioni è emersa nel corso di mesi un’altra verità: la cintura esplosiva di Abdelsalam sarebbe stata difettosa e questo è il motivo perché non ha portato a termine la sua volontà di uccidere civili inermi. Nel codice penale francese i crimini di terrorismo contro i civili sono passibili di ergastolo ma con la possibilità di poter scontare la fine della pena fuori dal carcere dopo 22 anni di detenzione.

Quando nel 1994 sotto il governo Juppé venne introdotto, l’ergastolo ostativo riguardava soltanto gli autori di violenza sessuale con omicidio, gli autori di torture e di atti di crudeltà nei confronti di minori e negli ultimi 28 anni è stato applicato appena quattro volte per l’uccisione di bambini.

Nel 2011 è stato poi esteso all’omicidio ma anche al tentato omicidio di rappresentanti dello Stato come politici, magistrati e agenti di polizia. Solamente dal 2016, dopo lo choc degli attacchi jihadisti di Parigi e poi di Nizza l’ergastolo ostativo si applica agli attacchi terroristici contro i civili, ma poiché la legge non può essere retroattiva, Abdelsalam finirà i suoi giorni in prigione per uno “stratagemma”: è stata la infatti sparatoria con gli agenti di polizia accorsi sul posto dopo le prime esplosioni che ha permesso ai giudici di affibbiargli l’ergastolo per tentato omicidio di rappresentanti dello Stato.

Ci sarebbe da dire che Abdelsalam in realtà non ha sparato un colpo verso le forze dell’ordine: furono infatti i suoi complici tutti deceduti la notte del 13 novembre a scontrarsi con i poliziotti. Altri morirono invece innescando la cintura di kamikaze. Ma per i giudici di Parigi il jihadista sarebbe “coautore” di ogni crimine commesso dal commando mentre i quattro diversi attentati realizzati din quattro luoghi differenti farebbero parte di un’ «unica scena del crimine».

La sua avvocata Olivia Ronen ha duramente contestato questa interpretazione, sostenendo che il suo cliente «non era presente sul luogo della sparatoria, non era al corrente del conflitto a fuoco» e quindi non ci sarebbero «le basi legali» per accusarlo di tentato omicidio. «L’ergastolo avrebbe avuto senso per gli autori materiali delle stragi, ma poiché sono deceduti è stato necessario trovare qualcuno che pagasse per tutti», tuona Ronen. Peraltro negli interrogatori nessun procuratore ha mai chiesto all’imputato, né in prigione né in tribunale di fornire sulla dinamica della sparatoria. Le possibilità che Abdelsalam ritorni un giorno in libertà sono esigue; tuttavia la legge francese ha recepito una direttiva comunitaria che permette a un detenuto di chiedere la semilibertà dopo trent’anni di reclusione senza condizionale.