«Il carcere, dopo la pandemia, si è ripresentato con tutte le sue problematiche, aggravate dalla dura prova rappresentata dalla emergenza sanitaria. Le violenze subite dai detenuti ad opera di appartenenti alle forze dell’ordine, in relazione alle quali si stanno celebrando processi, da una parte, e il sovrumano impegno e lavoro dei direttori e del sottodimensionato personale di sicurezza e di assistenza ai detenuti, dall’altra, sono le due facce di un sistema malato incapace di garantire una pena in linea con il dettato Costituzionale». Così Alessandro Stomeo di Antigone, in una nota, alla vigilia dell’iniziativa dal titolo "Il carcere visto da dentro" organizzata dal Comune di Lecce che si svolgerà domani sera nel capoluogo salentino per la presentazione del XVIII rapporto sulle condizioni di detenzione nelle carceri italiane, redatto da Antigone. «La piaga del sovraffollamento, che nelle strutture detentive pugliesi si attesta, come media, al 135% insieme alla inadeguatezza delle strutture, alla carenza di personale di sostegno e di sicurezza, genera una pena detentiva inumana», prosegue, «la reclusione si sostanzia, così, in un inutile e passivo stato di limitazione della libertà che aggrava, anziché risolvere, i problemi di socializzazione del reo allontanandolo ancor di più da un modello comportamentale accettabile». «Il carcere non è un’isola separata dal mondo esterno, ma una comunità fatta di storie, relazioni, problemi che dobbiamo sempre più mettere in relazione con la città», sottolinea l’assessora al Welfare del Comune di Lecce Silvia Miglietta, «la presentazione del rapporto sulle condizioni di detenzione nelle carceri italiane, redatto dall’associazione Antigone, ci offre l’occasione per affrontare in un dibattito pubblico e aperto a tutta la cittadinanza i temi della vita carceraria, che non sono diversi da quelli dell’esterno: inclusione, diritti, cooperazione, rappresentanza, per garantire alla comunità e ai singoli la possibilità di una piena e reale riabilitazione».