Altro che andare “al fresco”. Nelle carceri italiane, in questo momento, il caldo è insopportabile. La struttura del carcere, di cemento e ferro, non fa altro che amplificare il calore e ne risente tutta la popolazione penitenziaria, detenuti e operatori. Ma se a questo si aggiunge la mancanza d’acqua e l’insufficienza delle docce che possono offrire sollievo, allora rasenta la tortura e crea tensione. È quello che sta accadendo al carcere “Dozza” di Bologna. A denunciarlo sono i sindacati della polizia penitenziaria in una nota unitaria. Il nostro Paese, causa siccità, rischia il razionamento dell’acqua soprattutto in alcune regioni del nord. Ciò già sta creando qualche malumore, perché l’acqua – soprattutto quando si raggiungono alte temperature – diventa ancor più indispensabile. Ma il carcere, è all’avanguardia anche su questo: i detenuti anticipano quello che rischia di prospettarsi nel mondo libero: ma nelle celle, soprattutto sovraffollate, la sofferenza è totalizzante.

Al Dozza sia i detenuti che gli operatori penitenziari sono esasperati dalla cronica mancanza d’acqua

Al carcere di Bologna, sia i detenuti che gli operatori penitenziari sono esasperati dalla cronica mancanza d’acqua. «Oltre ai numerosissimi eventi infrattivi – scrivono i sindacati Sappe, Osap, Sinappe, Uilpa, Fns Cisl, Uspp e Fp Cgil - che, negli ultimi mesi, queste OO.SS. hanno segnalato ai superiori Uffici dell'Amministrazione Penitenziaria, riguardanti risse tra detenuti, aggressioni al personale, gesti autolesionistici anche gravi, rinvenimento di telefoni cellulari ed alcoolici, ecc., nelle ultime ore abbiamo dovuto assistere a ulteriori episodi che mai erano accaduti presso l’Istituto Felsineo».

Alcuni detenuti avrebbero provato a usare le docce del campo sportivo

Che cosa sta accadendo? «Un congruo numero di detenuti A/S ubicati al terzo piano Giudiziario – prosegue la denuncia -, esasperati dalla cronica mancanza d'acqua, avrebbero provato ad approfittare dell'immissione al campo sportivo, per usufruire delle docce ivi presenti, causando attimi di tensione e confusione, che hanno rischiato di compromettere la sicurezza del personale ivi presente e, con possibili serie conseguenze anche per l’intero Istituto». I sindacati chiedono all’Amministrazione ed a tutte le Autorità competenti, di assumere scelte coraggiose, quali ad esempio la temporanea chiusura dei Reparti interessati dal grave disagio dovuto alla mancata erogazione di acqua, «al fine di permettere tutti gli interventi necessari a sanare una situazione che, diversamente, potrebbe sfociare in qualcosa di molto più serio con le immaginabili conseguenze che ricadrebbero, come sempre, sul personale di Polizia Penitenziaria già messo ripetutamente a dura prova». Non solo.

Mancata erogazione dell'acqua anche negli alloggi degli agenti del Dozza

La mancata erogazione di acqua, sta coinvolgendo da tempo immemore anche la caserma agenti, con il personale ivi alloggiato che tra l’altro – sottolineano i sindacati – «deve pagare un contributo per la fruizione di utenze di cui non gode, per cui ad avviso delle scriventi si è di fronte ad una situazione di palese limitazione dei diritti fondamentali sia per le persone ristrette, sia per i lavoratori che nonostante tutto, continuano a prestare servizio in condizioni spesso drammatiche». Ma il problema della mancanza d’acqua va ad aggiungersi a quello già preesistente. Come già segnalato in diverse occasioni, i sindacati denunciano che «la situazione appare ancora più grave al secondo piano del Reparto Giudiziario, data l'alta concentrazione di detenuti sottoposti a terapie psichiatriche e abituali produttori e consumatori di sostanza alcoliche artigianali, ottenute dalla macerazione della frutta, situazione che sta giorno dopo giorno determinando grandi difficoltà per il personale di assicurare i necessari controlli dei detenuti che, ripetutamente mettono in atto comportamenti sempre più pretestuosi e pretenziosi, determinando una situazione che appare ormai quasi fuori controllo». Purtroppo alcune carenze strutturali ed anche di carattere organizzativo, rischiano di far sfociare alcune situazioni, quali quella di un detenuto autolesionatosi gravemente perché esasperato dall’attesa di molti mesi di visita dentistica, in gesti auto lesivi anche gravi. «L'ambulatorio odontoiatrico – denunciano sempre i sindacati - infatti, risulta essere stato recentemente ripristinato, ma dopo lunghi mesi di inattività, con la conseguente continua somministrazione di antidolorifici ai detenuti sofferenti, da parte della Direzione Sanitaria che era impossibilitata a garantire il servizio dentistico».