È prevista per il 23 giugno, in seduta pomeridiana e alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la nomina del nuovo procuratore generale della Cassazione, che prenderà il posto di Giovanni Salvi, in pensione da luglio per sopraggiunti limiti d’età.

Sul piatto i due nomi proposti dalla V Commissione, entrambi legati a Unicost: l’attuale numero due della procura generale, Luigi Salvato, sostenuto dai consiglieri Michele Ciambellini (Unicost) e Alessandra Dal Moro (Area), e il procuratore generale di Napoli Luigi Riello, sponsorizzato dal togato di Magistratura Indipendente Antonio D’Amato e dal laico di Forza Italia Alessio Lanzi. Astenuti, invece, il togato Sebastiano Ardita e il laico Fulvio Gigliotti (M5s). Un posto ambitissimo, anche perché il procuratore generale della Cassazione è colui che ha in mano, insieme al ministro della Giustizia, il potere disciplinare, potendo dunque decidere del destino delle altre toghe.

Il favorito, allo stato attuale, sembra essere Salvato, una scelta in continuità con l’era Salvi e ben visto dalle correnti progressiste della magistratura. Ma a pesare sarebbe anche il curriculum: il magistrato può vantare infatti quattro anni al vertice della Cassazione - rispettando così la regola che Palazzo dei Marescialli si è data in fatto di nomine al Palazzaccio -, mentre Riello nemmeno uno. Ma la regola non sarebbe vincolante: nel 2019, infatti, l’attuale Csm preferì proprio Salvi all'unico candidato che aveva svolto per più tempo funzioni direttive in Cassazione. Un dato che viene evidenziato nel giudizio di comparazione effettuato da D’Amato, relatore della proposta a favore di Riello. «Non può non essere ricordato - si legge nella relazione - che il Csm, proprio in occasione della nomina dell’attuale Procuratore generale presso la Corte di cassazione, dottor Giovanni Salvi ( avvenuta con delibera di Plenum del 14/ 11/ 2019), ha già avuto modo di affermare i principi sin qui richiamati, ritenendo il dottor Salvi – che pure aveva maturato solamente quattro anni di svolgimento delle funzioni di legittimità in luogo dei prescritti sei – fosse comunque prevalente rispetto ad ogni altro aspirante, in quanto comunque in possesso di sicura conoscenza delle funzioni di legittimità e di ulteriori indicatori specifici e generali di eccezionale valore».

Insomma, il precedente è pesante e il togato di MI spenderà questa carta proprio di fronte a Salvi, componente di diritto dell’ufficio di presidenza del Csm, che probabilmente si esprimerà in favore del suo braccio destro. L’ipotesi è che Salvato possa contare almeno su otto voti, sommando quelli di Area a quelli di Unicost, che però potrebbe spaccarsi dividendo il bottino tra lui e Riello. In magistratura dal 1980, è stato magistrato addetto all’Ufficio studi del Csm e dal 2002 si trova in Cassazione, prima come magistrato addetto al Massimario, poi quale consigliere e sostituto procuratore generale. Nel 2018 è stato nominato avvocato generale della Cassazione e dal luglio 2020 è procuratore generale aggiunto. Componente del Consiglio direttivo della Corte, è stato assistente di studio di tre giudici costituzionali e professore a contratto presso due Università. Riello ha invece iniziato la sua carriera nel 1979 in Calabria, come pretore di Rogliano. Nel 1989 è stato nominato giudice del Tribunale di Napoli, per poi diventare Consigliere in Corte d’Appello nel 1999. Nel 2002 è stato eletto come consigliere del Csm, nonché segretario di Unicost, per rientrare nel 2007 in Corte d’Appello a Napoli. Una sosta breve, dal momento che nello stesso anno è poi approdato in Corte di Cassazione come sostituto procuratore, per due anni nel civile e poi in ambito penale. Nel 2015 è stato nominato nuovo procuratore generale di Napoli.

Ma il grande assente delle relazioni sui due candidati è Luca Palamara, ex presidente dell’Anm. Le chat tra lui e gli altri magistrati hanno infatti tenuto banco negli ultimi tre anni di vita del Csm, decidendo il destino delle toghe che si sono rivolte a lui per gestire le nomine nelle procure italiane. E tra quelle chat compare anche il nome di Salvato, in relazione alla nomina dell’Avvocato generale della Cassazione, a dicembre 2017. Pina Casella, già consigliera del Csm e componente di Unicost in Campania, si spendeva infatti con successo per Salvato: «Grazie per Gigi Salvato. Hai davvero contribuito a migliorare l’ufficio. Un abbraccio grande», scriveva la toga. «È una grande battaglia», replicava Palamara, che dunque metteva il proprio sigillo su quella nomina. Che poi veniva comunicata in chat a Carmelo Celentano, attuale membro del Csm e componente della Sezione disciplinare. «Votato Salvato unanime … Ghersi 5 voti astenuto Morgigni ( Aldo, togato davighiano, ndr)». «Benissimo… Sei fondamentale come sempre», replicava Celentano, ringraziando Palamara per aver contribuito a migliorare l’ufficio. Tali chat sono state “resuscitate” lo scorso 8 giugno, quando il plenum avrebbe dovuto decidere la nomina del nuovo Avvocato generale della Cassazione, che vede tra i candidati proprio Casella. Nelle proposte giunte al plenum, però, non vi erano riferimenti a quei fatti, proprio come nel caso della nomina del nuovo pg di Cassazione. Una circostanza che ha suscitato l’indignazione del togato Nino Di Matteo, che ha ottenuto il ritorno della pratica in quinta commissione, nonostante il voto contrario di Unicost e le proteste di Celentano. E ora potrebbe essere ancora lui a ricordare fatti scomodi alla fine della consiliatura più difficile di sempre.