Arrivano traumatizzati dalle guerre, con arti amputati e, anche alcuni minori, vittime di violenze sessuali. Molti di loro vengono reclusi in container senza nessuna garanzia per il rispetto dei loro diritti, altri vengono respinti e non mancano le morti. Parliamo dei respingimenti dei migranti che avvengono al confine tra Italia e Francia. Nei primi quattro mesi dell’anno, il team di Medici per i diritti umani (Medu) a Oulx ha registrato 1814 arrivi al rifugio Fraternità Massi, tra cui 66 famiglie e 132 minori stranieri non accompagnati.

Parliamo di un nuovo report redatto da Medu dopo aver avviato, dall’inizio dell’anno, nella cittadina di Oulx, in Alta Val di Susa, il progetto Frontiere Solidali per fornire assistenza medica alle migliaia di persone che ogni anno attraversano la frontiera alpina nord- occidentale per raggiungere la Francia.

La militarizzazione della frontiera francese e il timore dei transitanti di rimanere intrappolati a causa della difficoltà degli spostamenti continuano a causare tragedie durante l’attraversamento: l’anno 2022 è iniziato con due incidenti mortali sulle Alpi, entrambi nel mese di gennaio: Fathallah Blafhail, 32 anni di origine marocchina, annegato nella diga del Freney nei pressi di Modane e Ullah Rezwan Sheyzad, 15 anni di origine afghana, stritolato sotto le rotaie del treno.

Nei primi quattro mesi di intervento ( gennaio- aprile 2022) il team multidisciplinare di Medu ha operato quattro giorni a settimana presso un ambulatorio messo a disposizione dall’associazione Rainbow for Africa all’interno del Rifugio Fraternità Massi, gestito dalla cooperativa Talità Kum. Nei quattro mesi presi in considerazione dal report, si sono registrati 1814 arrivi – tra cui 66 famiglie e 132 minori stranieri non accompagnati (Msna). Sono state 1.079 le persone che hanno avuto accesso ad uno screening sanitario e di queste 320 sono state visitate in maniera più approfondita dal team di Medu.

Le principali criticità sono le violazioni dei diritti sulla frontiera italo – francese. A livello europeo, il diritto alla circolazione è sancito dal Codice frontiere Schengen (Cfs), in particolare nel suo articolo 22: “Le frontiere interne possono essere attraversate in qualsiasi luogo senza che siano effettuati controlli di frontiera sulle persone, qualunque sia la loro nazionalità”. Il ripristino dei controlli alle frontiere interne è consentito solo in circostanze eccezionali e, ad ogni modo, per una durata inferiore ai 2 anni. In Francia i controlli persistono da quasi sette anni. A partire dal 2015, in occasione della Cop21, le autorità francesi hanno ripristinato i controlli alle frontiere giustificandone poi l’estensione per la lotta al terrorismo e infine per questioni legate alla pandemia.

Come emerge dai dati ricavati da Medu relativi ai passaggi e ai respingimenti sul confine, è evidente che i refus d’entrée ( respingimenti) da parte della Francia avvengano in maniera sistematica, nonostante la non ammissibilità sia prevista solo nel caso in cui la persona non soddisfi le condizioni per l’ingresso nel territorio Schengen e/ o francese. Solo in questo caso può essere notificato un refus d’entrée, fatta comunque eccezione per il caso in cui la persona chieda asilo alla Francia. Pertanto, qualsiasi rifiuto di ingresso di una persona richiedente asilo costituisce una violazione al diritto di asilo e di libera circolazione. Queste violazioni invece vengono commesse senza distinzione alcuna, al punto che, negli ultimi mesi, a seguito del conflitto in Ucraina, sono stati respinti dalla Francia anche alcuni stranieri che soggiornavano nel Paese con un regolare visto di studio.

Per quanto riguarda invece i minorenni, poiché l’obbligo di possedere un visto è richiesto solo per “qualsiasi straniero di età superiore ai diciotto anni che desideri soggiornare in Francia per un periodo superiore a tre mesi” (art. L. 312- 5 del Code de l’Entrée et du Séjour des Étrangers et du Droit de Asile - Ceseda), nessuno di loro può essere considerato “irregolare” e la polizia di frontiera francese dovrebbe garantire loro protezione e tutela.

Anche in questo caso però le violazioni sono molto frequenti e, se trovati lungo i sentieri, anche i minori non accompagnati vengono respinti, esattamente come gli adulti. Se si presentano direttamente in frontiera, la Paf (Police aux frontieres) non sempre raccoglie le loro dichiarazioni di minore età e si limita a rimandarli indietro.

Il team di Medu ha raccolto diverse testimonianze di respingimenti in cui, in assenza di documenti identificativi, non è stata presa in considerazione la dichiarazione di minore età espressa dal minore e sul refus d’entrée è stata apposta una diversa data di nascita che lo identificava come maggiorenne.

Le altre criticità che emergono dal rapporto Medu sono la presenza di numerose famiglie, di neonati, di persone anziane, di minori non accompagnati e di uomini e donne vulnerati nel corpo e nella mente rappresenta un ulteriore elemento di criticità (oltre che di offesa umanità), soprattutto se si pensa che il loro unico e inderogabile obiettivo è quello di attraversare il confine. Non sono poi mancati casi di bambini che hanno subito incidenti o sono rimasti traumatizzati per le violenze subite.

Secondo il rapporto di Medu, tra i minori vi sono poi casi di violenza sessuale sofferta: non è facile documentarla, ma sulla base di testimonianze raccolte in Bosnia e Serbia sembra sia un fenomeno ricorrente. La presenza di donne incinta è una costante, nel solo mese di aprile ne sono arrivate sei e diverse altre con altri figli da accudire. Nonostante la gravidanza, non v’è impedimento che induca a desistere dalle partenze. Tuttavia, mantenendo uno spazio medico di ascolto femminile, Medu ha potuto compiere diagnosi, limitare i rischi, ricorrere a terapie temporanee ma utili per affrontare il cammino in montagna.

Per molti il degrado esistenziale, le condizioni di promiscuità e mancanza di igiene comportano anche parassitosi, infezioni alla pelle e scabbia. Altrettanti denunciano con pudore e rabbia le violenze subite: il taglio delle dita in Afghanistan, la perdita di una mano, fratture non ricomposte per le percosse in Turchia, dolori al busto per i maltrattamenti in Bielorussia, difficoltà nella deambulazione per la violenza della polizia croata, piaghe, cicatrici e ustioni per gli abusi in Libia. Si tratta di casi documentati nei primi mesi del 2022 e di cui, per ovvi motivi, Medu mantiene l’anonimato nel report.