Un esito atteso ma non «con queste percentuali». Il presidente dell’Unione delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza, commenta così, intervistato dal "Corriere della Sera", l’esito dei 5 referendum in materia di giustizia. «Noi avvocati dell’Unione Camere Penali da subito avevamo messo in guardia, ma non con queste percentuali. È l’affluenza più bassa dei referendum sulla giustizia. Con Marco Pannella ne abbiamo fatti tanti. E li abbiamo sempre bucati per poco. Fermandoci a percentuali oltre il 40%», ricorda. Quanto alle ragioni «la disinformazione, soprattutto da parte del servizio pubblico, è certamente un dato importante - spiega Caiazza - I cittadini sono andati, a un appuntamento di rilievo costituzionale, nella totale non conoscenza dei temi referendari. E questo è un dato da censurare. Però il fallimento a mio giudizio, è anche frutto del modo con cui è stato organizzato: estemporaneo, improvvisato», organizzato in un modo «del tutto anomalo», senza alcun coinvolgimento. «Chi ha scelto i quesiti? Con chi li ha discussi? - chiede - Per la prima volta, noi, come Camere Penali, non siamo stati consultati per un parere». «Quando si facevano i referendum con Pannella il primo lavoro, fondamentale, era la costituzione di un comitato promotore esteso al maggior numero possibile di realtà che potessero poi essere utili a renderlo noto. Perché non puoi limitarti a dire che non c’è attenzione sui quesiti. L’attenzione politica si crea», sottolinea. «Invece è stato chiuso a un accordo a due: Radicali-Lega», e quest’ultima «lo ha poi abbandonato». Il rischio, denuncia infine il leader dei penalisti, è che «ora sarà più difficile discutere di questi temi. Questo atto politico avventato rischiamo di pagarlo carissimo».