«I miracoli della democrazia non finiscono mai di stupire». È il commento sarcastico della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che in un lungo post su Telegram ha paragonato gli standard della democrazia e della giustizia italiana al fascismo, commentato la notizia dell’archiviazione dell’esposto nei confronti del quotidiano La Stampa presentato dall’ambasciatore russo, Serghei Razov, per un articolo di Domenico Quirico, a marzo, accusato d’istigazione a delinquere e apologia di reato. «La Russia, contrariamente alla norma, non ha ricevuto una risposta ufficiale» alla querela depositata a marzo a piazzale Clodio dall’ambasciatore, sottolinea Zakharova. «A ben leggere l’articolo in esame», scrive il procuratore capo Anna Maria Loreto, in merito all’articolo "Se uccidere il tiranno è l’unica via d’uscita", «non sussiste la condotta materiale integrante i reati». Il direttore Massimo Giannini aveva commentato: «Siamo un giornale che ha le sue idee e le propugna, le idee della liberaldemocrazia contro tutte le autocrazie». «Su questo non c’è il minimo dubbio», risponde Zakharova riferendosi direttamente a Giannini, «il totalitarismo liberale è evidente. Siamo convinti, e non è la prima volta, che la democrazia liberale nell’accezione occidentale moderna non escluda, ma al contrario, addirittura incoraggi discussioni dalle pagine di un quotidiano di ampia tiratura sulla possibilità e l’opportunità dell’eliminazione fisica del capo di uno Stato straniero». «La base del pensiero liberale è la cancel culture», continua la portavoce, «se è possibile "cancellare" intere nazioni come classe, come fenomeno storico, allora in questa logica si iscrive anche "l'abolizione fisica" degli statisti», ha denunciato Zakharova. «Abbastanza democratico per gli standard occidentali, il fascismo prima bruciò libri nelle piazze, bandì il dissenso e poi iniziò a distruggere le persone nelle camere a gas. La filosofia è la stessa», conclude la portavoce accusando che «nell’Italia moderna sono state rimosse non solo le restrizioni morali, ma anche legali alla diffusione di tali materiali provocatori», ha concluso  Zakharova evidenziando come il codice penale italiano preveda da uno fino a cinque anni di reclusione per oltraggio all’onore e alla dignità del Presidente della Repubblica. «A mio modesto parere, non si può insultare nessuno. Che sia il presidente italiano, un cittadino italiano o un residente o un cittadino di un altro Paese. Cosa ne pensa il liberalismo? Ve lo suggerisco io: l’attuale liberalismo glorifica la libertà come impunità per abomini che vengono commessi».