Silvio Berlusconi rompe il silenzio elettorale e, nel giorno in cui si vota per i referendum sulla giustizia e per il rinnovo di quasi mille Consigli comunali in tutta Italia, attacca la magistratura per gli arresti dei candidati del centrodestra avvenuti nei giorni scorsi a Palermo. «Questi arresti di candidati un giorno o due prima delle elezioni, potevano anche aspettare due giorni dopo, questa è sempre la storia della giustizia politicizzata che non è morta», dice l'ex premier sugli arresti dei candidati di Fi e Fdi a Palermo, dopo il voto questa mattina al seggio di via Ruffini a Milano I referendum «sono stati boicottati con il voto in un giorno solo, sono stati boicottati con il silenzio assoluto su molti giornali e sulle televisioni di Stato», dice il leader di Forza Italia sottolineando che «c’è una volontà precisa di mantenere le cose come stanno. E ci sono italiani che non vanno a votare e se ne stanno a casa». L’ex premier ha poi aggiunto che la «Legge Severino va affossata» e che «potevamo fare un passo avanti con questi referendum ma ho visto i sondaggi, dicono che non arriveremo al 30 per cento, questo lo sapevano quelli che ci hanno detto di votare in un giorno solo perché mai si è raggiunto il 50 per cento il primo giorno di voto. Quindi arriveremo così e questo sarà un ulteriore passo in avanti che non facciamo e resteremo nella situazione attuale. Siamo un popolo di masochisti».

Berlusconi: «Da presidente della Repubblica avrei chiamato Putin. Ora non mi risponde»

Berlusconi poi difende il viaggio di Matteo Salvini a Mosca e anche le modalità di prenotazione dei voli aerei, gestita e saldata in rubli (poi rimborsata dalla Lega) dall’ambasciata russa a Roma. «L’ambasciata russa era intervenuta perchè con Aeroflot c’erano somme in più da pagare», afferma il Cavaliere. «Comunque quando Salvini lo ha saputo ha restituito i soldi. Quindi, il caso non esiste. Mi sembra che sia un apolemica del tutto inutile e senza senso», taglia corto l’ex premier, che poi ricorda i suoi antichi rapporti con Mosca. «Se io fossi stato eletto presidente della Repubblica avrei potuto andare da Putin e ripetere quello che ho fatto nel 2008. Sono stato al telefono una settimana e sono riuscito a fermare l’invasione in Georgia», afferma, sostenendo di aver chiamato il capo del Cremlino due volte dall’inizio dell’invasione in Ucraina ma che quest’ultimo non avrebbe risposto. «Mi hanno buttato fuori dalla politica italiana per molti anni», lamenta poi con riferimento alla decadenza da senatore per la legge Severino di cui oggi si vota per l’abrogazione. Nel capoluogo lombardo vota anche Salvini. Tutt’altro che silente anche lui, come l’alleato di FI. Fin dalla mattina, il segretario leghista fa diffondere una serie di comunicati in cui denuncia disservizi e caos organizzativo ai seggi. La Lega poi fa sapere che il suo leader ha espresso «preoccupazione e sconcerto» a Sergio Mattarella per quanto sta succedendo a Palermo, dove si registra la mancanza di «decine di presidenti di seggio», e ha sottolineato «il grave danno per la democrazia in una delle città più importanti d’Italia». Al seggio di via Martinetti, il capo leghista è un fiume in piena. «Nella città del presidente Mattarella ci sono decine di seggi, circa 40, ancora non aperti dopo tre ore dall’apertura del voto, neanche nel quarto mondo è mai capitata una roba del genere, è grave per le Comunali e per il referendum. Neanche alle elezioni condominiali c’è questo pressappochismo, questo è un furto di democrazia», lamenta. «Alzarsi la mattina con 50 seggi chiusi è qualcosa che in Burundi con i caschi blu forse non accade», rincara, tirando in ballo il Paese africano. «Per non essere molesto ho aspettato per chiamare Mattarella, ma ci sono migliaia di cittadini che non possono votare. I casi sono due: o allunghi orario del voto stasera o lo fai domani. Non pensavo che nel 2022 saremmo arrivati a questo». Poi Salvini torna sulle polemiche in merito all’organizzazione del suo viaggio a Mosca. «Il viaggio è stato pagato dalla Lega, io non ho dei rubli e non posso fare il biglietto aereo pagando con quella moneta», assicura. «Ho lavorato e sto lavorando per la pace a testa alta a nostre spese, economiche e politiche e lo farò ancora nei prossimi giorni. Poi se qualcuno fa insinuazioni strane su questioni economiche - conclude - ne parleranno gli avvocati perché ci metto la faccia e il portafoglio». Non è dello stesso avviso il leader di Azione, Carlo Calenda. «È ora che Draghi convochi Salvini e gli chiarisca cosa è accettabile e cosa no», protesta. «E forse gioverebbe uno stop pubblico anche dai rappresentanti della Lega al governo - sostiene Calenda -. Salvini è una persona pericolosa: stiamo parlando del leader di un partito di maggioranza, che esprime ministri in possesso di informazioni sensibili, e che ha in Putin il suo innegabile riferimento politico. Invoca da mesi di ’fare la pacè intendendo chiaramente la resa degli ucraini. Ma ora ha passato il segno. Si fa pagare le trasferte dai russi. Che altro deve succedere? Draghi convochi Salvini. Senza un chiarimento, la Lega esca dal governo».