Definirle “famigerate” è poco: chi ha avuto la sfortuna di vedere le proprie “chat” con Luca Palamara finire nella memoria del telefonino di quest’ultimo, deve solo farsi il segno della croce e affidarsi alla clemenza dei colleghi. Le chat di Palamara sono tornate a colpire, stoppando questa settimana, proprio sul filo di lana, la votazione per il nuovo Avvocato generale della Cassazione. Erano in corsa per il posto di requirente a piazza Cavour i sostituti pg Luigi Birritteri, Pina Casella e Rita San Lorenzo, tutti magistrati dal curriculum importante e per i quali la nomina ad Avvocato generale avrebbe significato il degno coronamento della carriera.Terminate le relazioni dei togati D'Amato per Birritteri, Ciambellini per Casella e Dal Moro per San Lorenzo, ha preso la parola in plenum Nino Di Matteo, per un intervento che ha spiazzato tutti i presenti. L'ex pm antimafia, infatti, non ha speso mezza parola sui curricula e sulle caratteristiche professionali, limitandosi a evidenziare che nelle relazioni non erano state esaminate le chat fra Casella e Palamara. Di Matteo, fatta questa premessa, ha allora iniziato a leggere alcune di queste chat, non allegate alla proposta ma ormai stranote fra tutti gli addetti ai lavori. La sortita, finalizzata al ritorno in commissione della pratica, è stata apprezzata dalla togata Loredana Miccichè di Magistratura indipendente e dal laico della Lega Stefano Cavanna. Senza successo l’intervento del togato ex Unicost Carmelo Celentano, sostituto pg in Cassazione come i tre concorrenti, che ha ribadito la correttezza dell’operato della commissione per gli Incarichi direttivi di non inserire le chat. Il vicepresidente del Csm David Ermini ha messo ai voti la richiesta di Di Matteo che, con i consensi dell’altro pm antimafia Sebastiano Ardita, dei quattro togati di Magistratura indipendente e del togato di Area, il gruppo progressista, Giovanni Zaccaro, ha avuto la meglio.Il dibattito si è quindi immediatamente interrotto e la pratica è tornata in commissione per gli Incarichi direttivi. Un rinvio che allungherà i tempi per di un posto di grande importanza per la giurisdizione. La decisione del Csm sull’Avvocato generale arriva ad oltre tre anni di distanza dallo scoppio del Palamaragate, senza che Palazzo dei Marescialli sia riuscito a darsi delle linee guida per la valutazione delle chat che, come un fiume carsico, riemergono all’improvviso. A parte, infatti, la circolare del procuratore generale Giovanni Salvi, che ha escluso la rilevanza disciplinare per i magistrati che si sponsorizzavano o si facevano sponsorizzare per ottenere un incarico, tutto il resto è lasciato al caso. Quindi, a seconda del momento, le chat vengono tenute in considerazione per una nomina, una valutazione di professionalità, una pratica di incompatibilità ambientale. Il rinvio in commissione, usando un paragone calcistico, equivale a buttare la palla in tribuna: prendere tempo e lasciare che a decidere sia il prossimo Csm. Nelle poche di settimane di lavoro rimaste nei mesi di luglio e settembre, difficilmente si riuscirà a chiudere le varie partite ancora aperte. E le chat di Palamara torneranno a far discutere anche per il posto di procuratore generale della Cassazione. Ieri dalla Commissione sono usciti due nomi: Luigi Salvato e Luigi Riello, il primo procuratore aggiunto in Cassazione, il secondo procuratore generale a Napoli.Salvato, in particolare, compare spesso nelle chat di Palamara. Secondo il metro di Di Matteo, la sua candidatura non potrà non tornare in Commissione o, comunque, essere fortemente penalizzata in vista del voto finale.Comunque sia, si tratterà di una sperequazione dal momento che nel mirino del Csm sono finiti e finiscono solo quelli che chattavano con Palamara per un incarico o una nomina. E chi chattava con un altro consigliere per ottenere il medesimo risultato?