Il 28 maggio 2022 Diana Battisti ha presentato, presso la sezione femminile della casa circondariale di Trieste, la monografia – da essa tradotta – “L’uomo sconfinato” di Rainer Funk.

Nell’ampio spazio dedicato alla socialità si sono ritrovate una decina di persone private della libertà assieme alla traduttrice e ad alcune donne impegnate in vari campi professionali e del volontariato con le quali è continuato il dialogo sui temi proposti dal libro e accuratamente presentati da Diana Battisti.

L’introduzione iniziale è stata dedicata alla storia della Casa editrice “Sensibili alle foglie”, una cooperativa editoriale costituita nel 1990 presso il carcere di Rebibbia dove i fondatori – tra essi Giorgio Antonucci, medico e psicanalista, che a Gorizia ha lavorato a fianco di Basaglia - decidono di affrontare una ricerca sul tipo di esperienza umana vissuta dalle persone detenute, indagando soprattutto le risorse a cui queste attingono per sopravvivere e per contrastare i meccanismi mortificanti dell’istituzionalizzazione carceraria.

Ricordando come la ricerca e la produzione letteraria si estenda anche ad altre istituzioni: manicomi, Opg, scuole, ospedali, aziende, case di cura: l’idea di fondo è quella di dare voce a chi non ce l’ha.

Diana Battisti ha poi raccontato il desiderio di tradurre proprio questa monografia di Rainer Funk, un testo attualissimo, quasi preveggente, sulla nostra società, uscito nel 2010 che contiene delle parti saggistiche narrative che possono essere lette su vari livelli, pur nella loro apparente semplicità.

L’idea de L’uomo sconfinato è che “un desiderio di sconfinamento eliminando o rinnegando tutto ciò che ha dei limiti, conduce sì ad un’accresciuta esperienza soggettiva di libertà: ciò avviene però al costo di maggiori dipendenze. Chi vuole essere libero di vivere una vita attiva e autonoma ha bisogno di limiti e si deve misurare con i limiti”.

Andare oltre i limiti del conosciuto, il desiderio di negare l’esistenza del limite oggi è forse reso maggiormente possibile grazie, o a causa, dell’utilizzo importante dei social che rendono più smart abolire questi confini; come abilmente esposto da Diana Battisti, non una critica o una condanna dei social ma l’invito a usarli con maggior consapevolezza e, anche in questi contesti, imparare a gestire il limite.

ELISABETTA BURLA

GARANTE COMUNALE DEI DIRITTI DEI DETENUTI DI TRIESTE