La domanda è: se L'Europa ci suggerisce di normare le porte-girevoli tra magistratura e politica in un senso perché la riforma dell'ordinamento giudiziario e Csm, in discussione ora al Senato, procede in maniera più restrittiva? Cerchiamo di spiegarci bene. Ieri abbiamo dato conto brevemente del rapporto GRECO, organo anti corruzione del Consiglio d'Europa. La sintesi che ne è stata fatta giornalisticamente è stata: Strasburgo ci chiede di limitare il passaggio dei magistrati in politica e viceversa. E se un organismo europeo detta una linea, di solito gli Stati tendono a muoversi in quel solco. Non è andata così questa volta, perché in realtà la X Raccomandazione della Quarta Valutazione del Rapporto suggerisce un qualcosa di specifico: «introdurre, per legge, l'incompatibilità tra l'esercizio simultaneo della funzione di magistrato e quella di membro di un organismo di governo locale; e più in generale (ii) affrontare la questione del coinvolgimento dei magistrati nella vita politica in tutti i suoi aspetti giuridici, in virtù del suo impatto sui principi fondamentali di indipendenza e imparzialità (reale o percepita) del sistema giudiziario». In pratica l'Europa auspica che il nostro Paese eviti i casi come quello di Catello Maresca - consigliere comunale d’opposizione a Napoli, nonché giudice della Corte di Appello di Campobasso - , ossia la simultanea attività di magistrato e amministratore locale. Invece la riforma di mediazione Cartabia va oltre in quanto impedisce il ritorno ad esercitare funzioni giurisdizionali dopo aver ricoperto una carica elettiva di qualsiasi tipo. Previsione criticata da diversi magistrati perché sarebbe in contrasto con l'ultimo comma dell'articolo 51 della Costituzione per cui "Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro". Insomma alcuni partiti e il governo hanno corso per superare le indicazioni di Strasburgo. E lo hanno fatto  - ricordiamo - con duri scontri all'interno della maggioranza. Primo tra tutti quello tra il Movimento Cinque Stelle deciso a chiudere del tutto i passaggi e il Partito Democratico che aveva assunto una linea decisamente più ragionevole, soprattutto per chi ha incarichi nel governo.