Il tema della geografia giudiziaria torna alla ribalta ogni volta che un provvedimento normativo comincia ad essere esaminato dal Parlamento, e puntualmente non mancano sorprese e polemiche. La sorpresa deriva dal fatto che l’AC 2839, “Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione territoriale degli uffici giudiziari”, promosso dalla deputata di 5 Stelle Elisa Scutellà, di cui è cominciato l’esame in commissione Giustizia della Camera dei Deputati il 30 maggio scorso, ha un testo identico all’AS 2139, predisposto dalla senatrice di 5 Stelle Felicia Gaudiano, la cui discussione nella commissione Giustizia del Senato era cominciata il 15 febbraio scorso, sui cui esiti si era data notizia in un articolo uscito in queste pagine il 15 aprile. Dunque due provvedimenti identici, ma con relazioni diverse, così come diversi sono i firmatari, sono all’esame in modo separato nei 2 rami del Parlamento. La circostanza che due testi fotocopia, tra l’altro proposti dalla stessa forza politica, ma differenti per numero di Ddl e parlamentari sostenitori, vengano esaminati dai due rami del Parlamento senza il minimo coordinamento, potrebbe far riflettere su quanto in Italia manchi la capacità di lavorare insieme a tutti i livelli. Infatti, per assurdo, potrebbe succedere che ogni ramo approvi lo stesso provvedimento, ma essendo esso presentato separatamente a Camera e Senato, esso non potrà diventare legge, se non facendolo approvare di nuovo dall’altro ramo. Va inoltre notato che se alle leggi si potesse applicare il diritto d’autore, è probabile che uno dei due esponenti del M5S dovrebbe pagarli all’altro. Va infatti segnalato che, guardando la data di deposito dei Ddl, si scopre che l’AC 2839 è stato presentato il 22 dicembre 2020, mentre l’AS 2139 è stato presentato il 16 marzo 2021. Ma oltre a questa sorpresa, vi è stata anche una bella polemica. Infatti, il parlamentare Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera, in occasione dell’esame dell’AC 2839, ha dichiarato che la possibilità di svolgere da remoto le udienze potrebbe consentire un ulteriore accorpamento delle sedi giudiziarie, obiettivo che lui condivide. Peccato però che l’AC 2839 punta ad ottenere esattamente l’obiettivo opposto, ossia quello di far riaprire sedi giudiziarie, introducendo nuovi criteri per decidere la localizzazione dei Tribunali, come le caratteristiche geomorfologiche del territorio e la sua estensione, la distanza e il tempo di percorrenza tra il tribunale accorpato e quello accorpante, la carenza di collegamenti stradali e ferroviari, la situazione infrastrutturale, la vetustà della rete viaria all’interno delle circoscrizioni di riferimento, la presenza di istituti penitenziari di alta sicurezza. Insomma, lo scopo evidente dei due Ddl è quello di ripristinare sedi giudiziarie, troppo sbrigativamente chiuse, con danno per gli avvocati (e i loro clienti), spesso costretti a lunghe e faticose trasferte. Dunque, il rappresentante del Pd si è dichiarato favorevole per una finalità opposta a quella che ha ispirato l’AC 2839, tanto che viene spontaneo chiedersi se Bazoli avesse letto il provvedimento che commentava. Questa dichiarazione, evidentemente non troppo meditata, ha dato poi luogo ad una smentita, riportata dall’agenzia di stampa Adn Kronos, tramite la quale lo stesso Bazoli ha ammesso che non è sua intenzione (e tanto meno del suo partito) proporre ulteriori accorpamenti di sedi giudiziarie, per perdersi poi in affermazioni alquanto vaghe del tipo «si dovrà tenere conto di ciò che ha funzionato, e ciò che non ha funzionato con l’ultima riforma», senza specificare ulteriormente tali concetti. Ma ormai la frittata era stata fatta, scatenando non poche polemiche. Fra i primi ad intervenire vi è stata l’Aiga, che ha espresso una forte preoccupazione per le dichiarazioni dell’onorevole Alfredo Bazoli sulla riduzione del numero delle Corti d’Appello e dei Tribunali: «Sono assolutamente contrario – dichiara Francesco Paolo Perchinunno, presidente dell’Associazione Italiana dei giovani avvocati – e non si può sminuire un tema così delicato e sentito come l’amministrazione geo-giudiziaria, soprattutto quando da numerose parti del Paese giungono richieste di incremento delle sedi giudiziarie e del personale amministrativo». Perchinunno lamenta poi che lo svolgimento delle udienze da remoto, nato come necessità momentanea per il diffondersi della pandemia, è diventata invece la regola, in palese violazione di principi fondamentali del giusto processo. Il Coordinatore del Dipartimento di Geografia Giudiziaria dell’Aiga, Stefano Franchi, ha poi ricordato che il Pnrr ha dato la possibilità di investire, anche nel settore della giustizia: «È pertanto incomprensibile questa volontà di una parte della maggioranza. Auspichiamo pertanto un repentino passo indietro, e un rilancio di tutto il comparto Giustizia». Sulla stessa lunghezza d’onda si è trovato l’Ocf (Organismo congressuale forense), il quale ha rimarcato che la riduzione delle sedi giudiziarie non rende più efficiente la giustizia, e che inoltre, vista l’esperienza negativa del passato, dovuta a maggiori costi per traslochi e nuove sedi, e tempi della giustizia più lunghi, non è proprio il caso di ripetere gli stessi errori. «La posizione dell’avvocatura – conclude Giuseppe Iacona, consigliere del Cnf, e coordinatore della commissione Geografia giudiziaria – si rintraccia in uno studio dell’Università Ca’ Foscari, commissionato dal Cnf nel 2018-19, nel quale veniva dimostrato con i numeri che non vi era nessun vantaggio nel chiudere Tribunali, così come si provava che gli uffici giudiziari più grandi non fossero affatto più efficienti di quelli più piccoli, e quindi parlare ancora oggi di chiusure, perfino di Corti di Appello, è veramente assurdo, tanto più che la presenza dei Tribunali crea un indotto, prezioso per l’economia locale. In conclusione ritengo che l’AC 2839 rispecchi sostanzialmente le aspettative dell’avvocatura».