Serviva un grande giurista come Giovanni Maria Flick per dare spessore al confronto sui referendum. Non è riuscita, la politica, a catalizzare l’attenzione degli elettori. Non basterà, per arrivarci, neppure l’intervista di un presidente emerito della Consulta. Ma almeno le sue obiezioni accendono una dialettica, come avviene sul Dubbio di oggi grazie all’intervento del professor Bartolomeo Romano, vicepresidente di quel Comitato per il Sì guidato da Carlo Nordio.

Flick interviene sui referendum del 12 giugno con un’intervista sulla Stampa di ieri. Da una parte, il presidente emerito della Corte costituzionale, alla domanda sulla funzione di “stimolo al Parlamento” che la consultazione può svolgere, risponde che il legislatore «non dovrebbe avere bisogno di stimoli» e che l’obiettivo di una proposta referendaria non può comunque limitarsi a questo, altrimenti «siete voi che svilite l’istituto», obietta ai promotori. Però dice anche: «Capisco bene la logica degli “stimolatori”». Considera un «pessimo segnale» che si parli poco dei quesiti, anche se ritene non facilmente applicabile la «logica binaria» dei referendum a materie come le 5 sottoposte al voto.

Si può essere in disaccordo con Flick sulla (da lui asserita) inopportunità di coinvolgere i cittadini in scelte anche così «tecniche», ma finalmente si va al cuore dell’iniziativa di radicali e Lega. E poi l’ex guardasigilli rende comunque omaggio alla consultazione popolare quando dice alla Stampa che la frenata del Senato sulla riforma del Csm è una «scelta corretta». Pensate per un attimo, aggiunge Flick, «se il legislatore avesse varato la riforma una settimana prima del voto e poi i cittadini il 12 giugno avessero bocciato le sue scelte. Meglio aspettare che i cittadini si esprimano e poi si decide». Anche una voce così critica non può fare a meno dunque di esprimere profondo rispetto per il legittimo esercizio di uno strumento democratico. Tra l’altro ieri la capigruppo di Palazzo Madama ha rettificato il calendario dei lavori e spostato dal 14 al 15 giugno la data esatta dell’esame in Aula sulla riforma Cartabia.

Cambia poco, resta la corretta successione di eventi fra consultazione popolare e lavori parlamentari. Con l’ulteriore puntualizzazione di un via libera al testo sul Csm che potrebbe arrivare giovedì 16 giugno, alla presenza della guardasigilli. Resta un dato: nel dibattito sui 5 quesiti ( il cui contenuto pure viene ricordato dal professor Romano nel proprio intervento) continua a non vedersi la necessaria intensità della politica. Ieri hanno rilasciato dichiarazioni a favore del Sì deputati come il leghista Manfredi Potenti e l’azzurro Sestino Giacomoni.

Ma continua a non risuonare con sufficiente chiarezza un discorso: con i referendum su magistrati, custodia cautelare e legge Severino, i cittadini tornano protagonisti delle scelte sulla giustizia in una chiave totalmente diversa dal tifo per le inchieste su tangentopoli di trent’anni fa. È l’occasione per ricucire quello strappo, e già solo per questo i referendum del 12 giugno meriterebbero di accendere, nella politica, ben altra mobilitazione.