La differenza tra armi offensive e armi difensive è, a voler essere minimalisti, infondata. Sfida senza pudore l’intelligenza delle persone a cui viene proposta. Una furbizia pericolosa perché, culturalmente, allontana il sogno e il progetto del disarmo mondiale che è ripudio delle armi. Di tutte, non soltanto di quelle definite offensive. Una sberla alla pace perpetua di Kant. Certo, anticipata di troppo dal filosofo di Konisberg. Ma che non va buttata nel cestino dei rifiuti. Con un coltello ci si può difendere da un agguato o si può uccidere un nemico. Con una pietra acuminata, la stessa cosa. Il coltello e la pietra sono offensivi o difensivi? La differenza è un imbroglio, specie da quando un mondo connesso (e i commercianti e i contrabbandieri di armi) offrono a tutti (in tempo reale) le stesse tecnologie. C’è una sola eccezione. Forse. Ma è pericolosa. Inviare a un paese armi “solo difensive” significa (dovrebbe significare) fornirgli armi che terrorizzano i nemici di quel paese che così si difende bloccando possibili attacchi. Quindi, devono essere armi che provocano tanta paura nei potenziali aggressori da paralizzarli. L’arma difensiva arriva e la pace s’istalla e trionfa. Ma il paese che non subirà attacchi dal nemico, avendolo impaurito con la potenza delle proprie armi, potrebbe aggredirlo con le armi “difensive” che ha ricevuto chiudendogli il conto. Se si vuole evitare questa deriva è necessario che le armi “difensive” che gli sono state fornite oltre a bloccare il potenziale aggressore, contemporaneamente siano tali da sconsigliare, al paese aiutato, di usarle contro chi avrebbe voluto attaccarlo. Ricapitoliamo: le armi “difensive” devono riuscire a bloccare l’aggressione ma devono anche impedire che chi ne entra in possesso possa usarle per aggredire il nemico bloccato (in questo caso, le armi, non sarebbero più “difensive”). Insomma, per essere “difensive” le armi devono bloccare l’aggressione ma contemporaneamente bloccare chi le ha ricevute impedendogli di trasformarsi in aggressore. Sembra complicato ma in realtà, in questo momento storico, esiste un’arma che queste caratteristiche le ha. Ed è anche stata sperimentata. Una storia lunga oltre tre quarti di secolo ormai garantisce queste caratteristiche: fa paura a eventuali nemici ma paralizza anche chi la riceva per difendersi. L’unica arma che ha queste caratteristiche, in questa fase della scienza degli armamenti, piaccia o no, è la bomba atomica. Chi la possiede è garantito dagli eventuali attacchi nemici, ma non farà mai la sciocchezza di attaccare il nemico provocando un conflitto atomico che oltre al nemico distruggerebbe tutto il resto provocando un suicidio. È terribile ma fino al momento è andata così. Controprova e verifica storica. I bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki, fatti dagli americani contro i giapponesi, sono del 6 e del 9 agosto del 1945 (iniziarono alle 8,18 del mattino). Fu l’unica volta in cui vennero utilizzate in una guerra le bombe atomiche. I due lanci, si valuta, provocarono almeno 200mila morti. Ma il bilancio continuò a crescere per anni per gli effetti dell’esplosione. Per raggiungere quel risultato bastò premere un bottone. Gli americani hanno sempre sostenuto che se ne servirono perché inconsapevoli di quanto l’atomica fosse potente e distruttiva. Ma in realtà le usarono per mettere fine alla Seconda guerra mondiale. I giapponesi firmarono la propria resa il 2 settembre dello stesso anno. Cioè 27 giorni dopo l’atomica. Da allora la bomba (ne sono state costruite e ne esistono moltissime altre) non è stata utilizzata mai più in una guerra. E nei 77 anni trascorsi da allora di guerre nel mondo ce ne sono state perfino troppe. È un paradosso terribile ma tutti quelli che pretendono che all’Ucraina vengano inviate “solo” armi “difensive”, potrebbero essere accusati di fare il tifo per mettere tra le mani del presidente ucraino Zelensky, la bomba atomica. Che Zelensky, forse, fionderebbe subito sul tetto dello studio di Putin al Cremlino.