«Il presidente del Consiglio usava sistematicamente allietare le proprie serate a casa propria con gruppi di odalische, schiave sessuali a pagamento, che lo divertivano e alcune trascorrevano con lui la notte». Sono solo alcune delle espressioni usate oggi dal pubblico ministero Tiziana Siciliano durante la requisitoria nel processo sul caso Ruby ter a carico di Silvio Berlusconi e altri 28 imputati. I reati contestati a vario titolo sono corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza. Tuttavia in alcuni passaggi il pm sembra aver travalicato la stretta requisitoria giudiziaria per avventurarsi nel campo della morale e delletica pubblica. Del resto non è la prima volta - e non parliamo certo della dottoressa Siciliano - che assistiamo in un'aula di giustizia al salto dal diritto penale del fatto al diritto penale dautore, tentando di addebitare colpe e di costruire un quadro accusatorio per quel che si è e non per ciò che si fa, proiettando una luce fosca sullimputato e sulla sua presunta colpa morale. La pm Siciliano era stata impeccabile, qualche anno fa,  quando, nel processo legato al suicidio assistito di Dj Fabo, aveva chiesto con una requisitoria appassionata o lassoluzione per Marco Cappato, leader dellAssociazione Luca Coscioni, o di investire la Consulta. Oggi invece ha voluto mettere in luce le abitudini private sessuali dellex premier e del suo entourage: intorno ad Arcore, palazzo Grazioli e villa San Martino, ha infatti detto la magistrata, è successo qualcosa di medioevale, «boccaccesco, moralmente discutibile, incredibile». Le ragazze, ha proseguito Siciliano, «lo divertivano, trascorrevano alcune la notte con lui e questi fatti, chiusi con sentenza passata in giudicato, sono stati cristallizzati come fatto storico: l'attività di un consolidato sistema prostitutivo». Il legale del leader di FI, l'avvocato Federico Cecconi, al termine delludienza ha così commentato: «Queste forme di esternazione rischiano di scivolare nel cattivo gusto», ricordando che Berlusconi per quei fatti è stato assolto. Non si tratta solo di gusto ma di libertà sessuale. In questi anni un pezzo di magistratura italiana ha dato lidea di vivere nella Repubblica di Gilead, lo Stato immaginario de Il Racconto dellAncella, il famoso romanzo di Margaret Atwood dove le donne fertili sono asservite agli uomini solo per scopi riproduttivi mentre le altre badano o governano la casa. Si tratta di una sorta di perbenismo e paternalismo istituzionale che nega la libertà di concedere il corpo in modo consapevole. Pensare a queste donne come schiave è sbagliato perché probabilmente stanno esercitando la massima espressione della loro autodeterminazione.