Il cambio della guardia alla guida di Forza Italia in Lombardia rischia di scatenare la resa dei conti finale dentro il partito. Sia per la modalità con le quali è avvenuto, che per le reazioni dure della corrente anti-sovranista degli azzurri che si riconosce in Mariastella Gelmini e Mara Carfagna.

Silvio Berlusconi, con un atto di imperio abbastanza repentino, ha deciso di sostituire il commissario regionale della Lombardia Massimiliano Salini con la fedelissima Licia Ronzulli. Una decisione che ha provocato l’amarezza dello stesso Salini che ha commentato il provvedimento come destituito da «qualsiasi motivazione plausibile». Ancora più dura la ministra per gli Affari Regionali che ha confessato tutto il suo disappunto al vicepresidente e coordinatore unico del partito Antonio Tajani «non credo di meritare questo trattamento, stanno sfregiando i miei uomini». Uno sfogo, raccolto dal Foglio, che però non ha trovato nessuna sponda. Tajani, ecumenicamente, si è limitato a ringraziare Salini per il lavoro fin qui svolto per il partito lombardo, augurando al contempo buon lavoro alla nuova commissaria Ronzulli.

Del resto, si dice all’interno di un partito ormai sull’orlo di una crisi di nervi, che avrebbe potuto fare di diverso un coordinatore nazionale che non è stato neanche consultato prima di procedere a una sostituzione così importante? Tuttavia i conti in casa azzurra si stanno facendo soprattutto in vista delle prossime elezioni politiche.

Il cambio alla guida del partito, proprio nella Regione che porterà il numero più alto di deputati e senatori alla prossima tornata elettorale non può essere interpretato soltanto una scelta che attiene all’organizzazione interna. Evidentemente Berlusconi, tramite Ronzulli, vuole avere il controllo totale sulle liste, indispensabile considerando il taglio al numero dei parlamentari che ha ridotto in maniera cospicua il numero dei posti al sole. La sostituzione, dunque, appare come un modo per non avere le mani completamente libere nel momento in cui si dovranno effettuare le scelte per stabilire nomi e cognomi di chi meriterà una scanno nel prossimo Parlamento.

L’avvicendamento, inoltre, sembra premiare l’area del partito che vede di buon occhio un’alleanza sempre più stretta con la Lega di Matteo Salvini, al fine di contenere l’avanzata di Giorgia Meloni e di Fdi. Il piano al quale si lavora, ormai da tempo ad Arcore, è quello di riuscire ad arrivare, tra Lega e Fi, ad avere anche un solo voto in più rispetto ad Fdi per fare in modo che non possa essere proprio Giorgia Meloni l’aspirante, legittimata dalle urne, alla guida del prossimo governo nazionale. Che poi questa alleanza debba portare ad una fusione dei due partiti, che i sondaggisti continuano a bocciare, o a un’intesa diversa che abbia attenzione massima alla spartizione dei collegi, è in fase di studio.

In ogni caso quanto è avvenuto è stato più che sufficiente per mettere in allarme la corrente di Gelmini e Carfagna e, soprattutto, il drappello nutrito dei parlamentari meridionali che non vogliono finire a fare i portatori di voti per fare avere vantaggi indiretti al partito di Salvini. C’è, dunque, chi teme un possibile fuggi fuggi da Forza Italia che continua a consumare lotte intestine e che ha assunto posizioni ondivaghe anche in vista dell’appuntamento con le prossime elezioni amministrative.

Non a caso sulla polemica innescatasi tra Gelmini e Ronzulli si è immediatamente fiondato Gianfranco Miccichè che, in Sicilia, è tra gli animatori più accesi dello scontro tra Fi e Fdi. Miccichè ha immediatamente preso le parti di Ronzulli e difeso le scelte assunte da Silvio Berlusconi invitando tutti ad una maggiore prudenza. Proprio quella che è mancata a lui stesso quando, appena qualche giorno fa, aveva definito «fascista», seppure poi smentendo, il governatore uscente della Sicilia Nello Musumeci che Fdi e Giorgia Meloni vorrebbero candidato nuovamente alle prossime regionali. Miccichè, del resto, è stato tra i più entusiasti fra gli azzurri per la decisione di Salvini di correre alle prossime elezioni comunali in Sicilia senza il simbolo della Lega.

La partita che si sta giocando dentro Fi, dunque, va ben oltre il commento ad una nomina e potrebbe portare ad una definitiva resa dei conti interna. Sicuramente il risultato che la coalizione di centrodestra otterrà dalle urne il prossimo 12 giugno sarà comunque determinante per le valutazioni in vista del prossimo futuro e, difficilmente, ci saranno decisioni ufficiali prima di quel momento.