La guerra in corso ha il “merito” di farci intravedere con chiarezza “di che lagrime grondi e di che sangue” lo “scettro” dei “regnatori”. Non so quanti ricordano un dialogo contenuto nel film “Il Padrino” tra Mike Corleone, ancora non organico alla “famiglia”, e la giovane fidanzata americana Key Adams totalmente estranea alla mentalità mafiosa. Lo riportiamo integramente:

Michael: Mio padre non è diverso da altro uomo di potere…

Kay: Già…

Micheal: da chiunque abbia la responsabilità di altri uomini come un senatore, un presidente.

Kay: non vedi come è ingenuo ciò che dici?

Micheal: perché?

Kay: senatori e presidenti non fanno ammazzare la gente…

Micheal: chi è più ingenuo, Kay?

Scacciamo per un solo momento la naturale repulsione verso il “padrino e verso la mafia, quindi domandiamoci alla luce della realtà che ci circonda, se le parole di Micheal Corleone, contengano qualche briciolo di verità.

I capi mafia, almeno quelli “griffati”, sono convinti di aver compreso il mondo e per dirla alla calabrese “di aver capito come si campa”.

Ai loro occhi noi gente comune che, più o meno, ci comportiamo da persone normali siamo dei “cardi” cioè piante inutili o meglio ancora “uomini con la coda”… Non è un caso che nel momento di far entrare una persona nella ’ ndrangheta la prima cosa a cui questa viene sottoposta è il cosiddetto “taglio della coda” ed è così che la pecora diventa “cristiano battezzato”. Da quel momento dovrà leggere la realtà aldilà delle apparenze e senza adeguarsi alle “verità” che chi comanda spaccia come tali. Si ritorna così al dialogo tra Micheal Corleone e Kay sulla natura del potere.

Comprendo benissimo quanto sia inquietante solo accostare la figura d’un presidente, d’un senatore, d’un alto magistrato, d’un generale a quella d’ un capo mafia. Una cosa sarebbe andare a cena con Macron altra con Messina Denaro. Ma ciò non cambia l’essenza del potere ma solo i comportamenti di chi lo rappresenta. Il presidente siriano Assad ha studiato a Londra e potrebbe essere un ottimo commensale ma sicuramente le sue mani grondano di sangue ancor più di quelle di Reina o Provenzano.

Dal 24 febbraio vari capi di Stato occidentali, gran parte dei giornali, importanti politici ed intellettuali definiscono Putin come un volgare criminale, un massacratore di innocenti. Ed è vero. Anche... se non è il solo. Lo stesso Putin che oggi viene definito criminale meno d’un anno fa veniva accolto a Roma da ospite illustre del “G20”… ma era già un “assassino”. Per verificarlo bisognerebbe domandarlo ai bambini siriani, ai cittadini ceceni, ai georgiani, ai dissidenti interni messi a tacere con il veleno, ai giornalisti fatti ammazzare, ai tanti innocenti tenuti nelle patrie galere.

Oppure i bambini di Aleppo non avevano madri?

Osservando la guerra di Ucraina mi vengono in mente le tante guerre di ’ ndrangheta che ho visto in Calabria. Non vi scandalizzate di quanto sto per dire: voi non avete idea di quanto si somiglino. La logica è la stessa: c’è un aggredito e c’è un aggressore. C’è un “capo” in cerca di prestigio e di “gloria”. A volte ci sono i morti innocenti anche se in misura minore che nello scontro tra gli eserciti.

Ora non voglio assolutamente aprire un dibattito teorico sulla natura del potere. Non ne avrei le capacità. Ma avverto il pericolo che la guerra in corso, e ancor più la campagna di stampa e gran parte dei servizi televisivi che l’accompagnano, legittimino la ’ ndrangheta e le mafie in genere. Non solo! Se ci pensate bene legittimano gli evasori, i bancarottieri, i crimini contro la persona e contro l’ambiente perché svelano la vera natura del potere. È facile prevedere che la naturale reazione dello “Stato” sarà quella di utilizzare il bisogno di pace, sicurezza e “ordine” dei cittadini pacifici per limitare progressivamente le libertà fondamentali, introdurre la censura, arruolare forze dell’ordine, imbastire grandi inchieste, costruire nuove carceri. Forse sta già accadendo sotto i nostri occhi. La guerra mette naturalmente in discussione lo Stato di diritto. Impone le sue regole, introduce la pena di morte su vasta scala.

Ed è sorprendente come il fronte garantista si stia fermando sulla soglia del problema senza entrarci. Nel momento in cui sarebbe stato necessario ancorarsi alla Costituzione per fermare la deriva autoritaria dello Stato, il pensiero libertario, garantista, autenticamente democratico sbanda paurosamente e si divide al suo interno. Continua ad indignarsi, e giustamente, per gli abusi d’un singolo Pm, o per i diritti negati a un cittadino ( ancor più se si tratta d’ un ergastolano perché più debole), ma diventa ininfluente in questo delicato snodo della Storia.