Semaforo verde per la “quinta magistratura”: dopo l’ordinaria, l’amministrativa, la contabile e la militare, l’Italia avrà dunque dal prossimo anno anche la magistratura tributaria professionale. È quanto ha deciso ieri il Consiglio dei ministri con il via libera allo schema di ddl in materia di “Giustizia tributaria” e di “Processo tributario”. L’articolato, che dovrà ora essere approvato dal Parlamento, modifica radicalmente il decreto legislativo 545 del 1992 sull’ordinamento della giurisdizione tributaria. Attualmente strutturata su base “onoraria”, la futura giustizia tributaria professionale sarà composta da circa 600 giudici di ruolo assunti per concorso. Per presentare domanda bisognerà essere in possesso della laurea in Giurisprudenza (inizialmente si pensava anche a quella in Economia).

L’esame consisterà in prove scritte e orali, e si dovrà dimostrare la conoscenza di una lingua straniera. Una riserva di posti sarà destinata agli attuali giudici tributari. Per coloro che provengono dalla magistratura ordinaria, in particolare, è prevista la possibilità del “transito” fino a un massimo di 100 unità, con domanda da presentare al Csm. Si tratterà, per i magistrati ordinari, di un cambio del “datore di lavoro”: dal ministero della Giustizia al Mef. Il trattamento economico resterà invariato. Fine carriera come per le altre magistrature a 70 anni, invece degli odierni 75. Sarà potenziato il ruolo del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, l’organo di autogoverno, con la creazione di un ufficio ispettivo e di un massimario delle sentenze tributarie.

Nel processo tributario, invece, debutterà l giudice monocratico per le cause fino ai 3mila euro. Il pg della Cassazione, poi, potrà proporre ricorso per chiedere una pronuncia su un principio di diritto in caso si tratti di un argomento nuovo, o la questione presenti particolari difficoltà interpretative. Sulla stessa linea il rinvio pregiudiziale alla Corte di cassazione. In questo caso spetterà alle Commissioni tributarie provinciali o regionali il rinvio degli atti perché sia risolta una questione di diritto idonea alla definizione anche parziale della controversia, quando tale questione sia nuova o comunque non sia stata già trattata in precedenza, o sia particolarmente rilevante o presenti particolari difficoltà interpretative.

Prevista anche la manifestazione di interesse ai fini della trattazione per le cause giacenti presso la quale è coordinatore della Commissione tributaria: «Se va apprezzato il percorso per rendere il giudice sempre più professionale, l’introduzione della prova testimoniale scritta e il rafforzamento della conciliazione, va valutato in modo negativo l’ulteriore aumento del contributo unificato, già eccessivamente oneroso. Attualmente - ha aggiunto Pardi - tra i giudici tributari ci sono circa 700 avvocati, molti dei quali con esperienza pluridecennale. È un dato oggettivo che l’attuale formazione universitaria spesso non sia adeguata, e che occorrano anni per formare un giudice professionale competente in materie così tecniche, dai dazi doganali ad accise, imposte dirette, bonus, agevolazioni Iva. Confido si individui un percorso che consenta di sviluppare il confronto e lo scambio tra chi ha maturato esperienza e le nuove figure professionali», ha concluso il conigliere Cnf.