Il principale banco di prova per la riforma dell’ordinamento giudiziario, approvata il mese scorso alla Camera fra molti mal di pancia e dopo un iter alquanto travagliato, saranno senza ombra di dubbio le prossime elezioni del Consiglio superiore della magistratura.

Il ddl delega che difficilmente, considerati i tempi strettissimi, subirà modifiche importanti al Senato, nelle intenzioni della guardasigilli Marta Cartabia dovrebbe garantire maggiore “pluralismo” a Palazzo dei Marescialli, con la possibilità di candidature che non siano solo espressione dei gruppi associativi interni all’Anm. Dopo il “Palamaragate” e la controversa vicenda della cosiddetta loggia Ungheria, la riforma Cartabia dovrebbe essere la risposta da tutti attesa al monito del Capo dello Stato, nella direzione di uno slancio etico e di rottura con il correntismo, per un’azione del Csm fedele al mandato costituzionale, che lo vuole presidio del governo autonomo della magistratura italiana. E le candidature “indipendenti”, in particolare, farebbero incrementare il tasso di trasparenza dei lavori consiliari, non lasciando ai soli giudici amministrativi il controllo sull’operato del governo autonomo della magistratura.

Più candidati indipendenti dalle correnti, spalmati in tutti i collegi elettorali, dando quindi la possibilità agli elettori di scegliere tra i magistrati più attrezzati professionalmente e che traggono la loro legittimazione dalla stima riscossa negli uffici d’appartenenza, anziché dall’appoggio di un gruppo associativo. Non si dovrà ripetere, come ricordato dalla ministra, il caso dei soli quattro candidati, uno per corrente, per i quattro posti riservati ai pm alle elezioni del 2018.

Rinnovo del Csm, ecco i primi nomi

Se per i nomi dei candidati dei collegi territoriali riservati ai magistrati che esercitano la funzione di pm o di giudice negli uffici “di merito” si sta aspettando di conoscerne la composizione, demandata a un apposito decreto di via Arenula, per il collegio unico nazionale della Cassazione i giochi sono fatti. Già ora sappiamo che per i due posti in palio sono in corsa per AreaDg (e con il probabile sostegno anche di Magistratura democratica, l’altra corrente progressista) Antonello Cosentino, per Magistratura indipendente, il gruppo moderato, Paola D’Ovidio, e per Unicost, il gruppo di centro, Milena Falaschi. Autonomia& indipendenza, invece, non ha un proprio candidato: d’altronde difficilmente potrà ripetere l’exploit riportato nel 2018 da Piercamillo Davigo. E non sono noti i nomi i noti di Altra proposta/Articolo 101, la lista “anti correnti” che ha effettuato nei mesi scorsi un preventivo sorteggio per la composizione degli elenchi dei candidati.

La novità, invece, è rappresenta da due candidature indipendenti, quelle di Stanislao De Matteis e Stefano Guizzi: entrambi napoletani di origine, il primo in servizio presso la Procura generale della Cassazione, esperto di diritto commerciale, e il secondo proveniente dal “giudicante” della Suprema corte, noto anche per essere il difensore di molti colleghi che incappano sotto la scure del disciplinare. Fra gli assistiti illustri, l’ex numero uno dell’Ann Luca Palamara.

Nell'attuale consiliatura l’unica candidatura indipendente, slegata dai gruppi associativi, è stata quella del pm antimafia Nino Di Matteo. Il suo operato, però, è sembrato politicamente schiacciato tra le consuete spinte legate all’appartenenza. L’ultimo caso in ordine di tempo, quello della nomina del nuovo procuratore nazionale antimafia, in cui le correnti più forti hanno ognuna candidato un proprio esponente. Di Matteo aveva puntato sul procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, altro magistrato slegato da dinamiche correntizie.

Ma prima della Dna c’era stata la Procura di Milano: tre candidati, uno per corrente. Nulla di nuovo, si direbbe, al Csm: la svolta non c’è stata, come dimostra la scure del giudice amministrativo che ha azzerato tante nomine importanti, prima fra tutte quella del procuratore di Roma, contribuendo ad assottigliare quel minimo di credibilità che la magistratura ancora poteva vantare tra i cittadini. L’ultima parola, comunque, ai magistrati con il loro voto il prossimo luglio.