La legge che terrà i bambini fuori dal carcere è finalmente pronta per essere votata nell’aula del Parlamento. La commissione Giustizia della Camera ha finalmente dato il via libera alla proposta di legge a firma del deputato del Partito democratico Paolo Siani, che ha raccolto gli appelli, le indicazioni, le richieste di tante associazioni, pediatri e pedagogisti.

Da tre anni la proposta che punta ad azzerare la presenza dei bambini dietro le sbarre era rimasta arenata in commissione. Due mesi fa Giustizia per i diritti – Cittadinanzattiva e A Roma insieme Leda Colombini, che da tempo tengono viva l’attenzione pubblica e delle istituzioni affinché si approvino misure efficaci che consentano di mettere fine in via definitiva al fenomeno dell’incarcerazione dell’infanzia, hanno lanciato l’appello alla ministra della Giustizia Marta Cartabia proprio a tal proposito. Hanno chiesto soprattutto di lavorare alla costruzione di risposte di sistema perché il numero dei bimbi - nonostante la diminuzione rispetto agli anni precedenti - può tornare a crescere.

Ora toccherà al Parlamento approvare definitivamente la legge. Ricordiamo che il dem Paolo Siani, pediatra e capogruppo in commissione Infanzia, è stato sia il primo firmatario di un emendamento alla Legge di Bilancio per la creazione di un Fondo per l’accoglienza delle madri detenute con i propri figli, al di fuori delle strutture carcerarie, sia della proposta di legge finalmente sbloccata. Quest’ultima è volta al superamento dei profili problematici della legge 62/2011, la norma che dieci anni fa ha istituito gli Istituti a custodia attenuata per detenute madri (Icam) per impedire che bambini varchino la soglia del carcere.

Tale legge, eviterebbe che per le madri si aprano le porte del carcere ma individuerebbe nelle case famiglia protette la soluzione ordinaria. Solo dove sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza il giudice potrà disporre la custodia cautelare in istituto a custodia attenuata per detenute madri (Icam). Quindi solo come extrema ratio. La legge Siani, a proposito delle case famiglia, aggiunge il comma 1 che incide sulla disciplina dell’individuazione delle case famiglia protette, sostituendo il comma 2 dell’articolo 4 dell’attuale legge con due nuovi commi volti a prevedere: l’obbligo (e non più la facoltà) per il ministro della Giustizia di stipulare con gli enti locali convenzioni volte a individuare le strutture idonee a essere utilizzate come case famiglia protette; rispetto al testo vigente viene meno altresì la clausola di invarianza finanziaria; l’obbligo per i comuni ove siano presenti case famiglie protette di adottare i necessari interventi per consentire il reinserimento sociale delle donne una volta espiata la pena detentiva, avvalendosi a tal fine dei propri servizi sociali.

Importante questa aggiunta, perché fino a oggi, con l’attuale legge, solamente grazie agli sforzi dell’amministrazione locale e gli enti disposti a metterci i soldi, esistono solo due case famiglia: una a Roma e l’altra a Milano. Il problema è che lo Stato non le finanzia. Se la legge Siani dove essere finalmente approvata, il ministero della Giustizia è obbligato a stipulare convenzioni per la creazione di nuove strutture. Forse, questa volta, si arriverà a liberare i bimbi dalle sbarre.