L’ex presidente del Senato, Marcello Pera, sarà presente alla convention di Fratelli d’Italia al via oggi a Milano, e sulla coalizione di centrodestra spiega che «se Fd’I, Lega e Forza Italia non si muovono in maniera concordata e univoca, sulla base di impegni programmatici specifici, non hanno possibilità di vincere le elezioni». Rispetto al futuro dello schieramento è netto. «Non credo arriveremo mai a una “destra- destra” - commenta - perché il partito conservatore che sta prendendo forma, e che corrisponde ai Tory nel Regno Unito e ai Repubblicani negli Usa, non sarà schiacciato sull’estrema destra: per capirci, non corrisponderà al Rassemblement national di Marine Le Pen».

Presidente Pera, nella tre giorni organizzata da Meloni rifletterà sul tema della “libertà”. Cosa significa oggi, in Italia, questa parola?

A Milano parlerò della nuova idea lanciata da Meloni e che possiamo riassumere come un nuovo conservatorismo. Di conseguenza mi occuperò di come sviluppare le nostre libertà dentro un contesto del genere. D’altronde il partito conservatore non è mai esistito in Italia ma il conservatorismo è una delle tre grandi famiglie politiche mondiali, assieme a liberalismo e socialismo. In questa convention vorrei dunque capire come le idee di Meloni possano inserirsi in una realtà liberal- conservatrice. Su questo, la leader di Fratelli d’Italia sfida il suo stesso partito ma anche gli alleati, volendosi accreditare a tutti gli effetti come partito di governo.

A proposito di alleanze, quale ruolo può avere l’Italia, inserita nel contesto Ue e Nato, nel garantire la libertà dell’Ucraina dopo l’invasione russa?

Credo che l’Italia stia mantenendo una linea corretta. Siamo su una posizione fermamente atlantista e di questo dobbiamo dare atto al presidente Mattarella, al presidente Draghi e ai ministri Guerini e Di Maio. Il dato importante è che il nostro paese non sta abbracciando in massa le bandiere arcobaleno e comprende appieno le proprie responsabilità. Credo sia la linea giusta anche perché se ci rifiutiamo di mandare armi a Kiev, prima o poi temo che saremo costretti noi stessi a impugnarle.

Tra meno di due settimane Draghi incontrerà Biden a Washington: come giudica la politica statunitense sulla guerra?

Penso che gli Usa stiano traendo vantaggio dall’errore di Putin, che ha peccato di un eccesso di precipitazione. Voleva tutto e subito ma non ha fatto i conti con la resistenza ucraina. Ora credo che l’interesse americano sia quello di logorare la Russia in modo tale che i nemici non siano più due, cioè Russia e Cina, ma uno dei due sia fortemente indebolito e finisca nelle mani dell’altro. Certo non è la stessa posizione dell’Europa, ma dobbiamo tenere presente che gli Usa oggi non portano più avanti la politica isolazionista di Trump, ma tutt’altro.

Tornando nel nostro paese, sulla guerra Salvini e Meloni hanno posizioni diverse. Pensa che questo influenzerà la corsa alla leadership del centrodestra?

In effetti c’è una linea atlantista più forte in Fratelli d’Italia, ma devo dire anche in Forza Italia. La linea di Berlusconi, d’altronde, è la stessa di Meloni. Vedo invece più preoccupazione e resistenze da parte della Lega, ad esempio sull’invio di armi, e non sono convinto sia la strada giusta. L’invio di armi è una condizione affinché l’Ucraina resista, per poi arrivare a un accordo con Putin. Se invece gli consentiamo di occupare l’Ucraina o di toglierle lo sbocco sul mare, come sta cercando di fare, la pace sarà ancora più difficile. Mi pare, tra l’altro, che l’opinione pubblica italiana non sia preparata alla gravità della situazione.

Cioè?

Credo che le forze politiche e il governo farebbero meglio a informarla di più e a renderla più consapevole di come stanno le cose. Il punto non è solo la questione del gas. Non vorrei che gli italiani pensassero che basti dire di sì a Putin e tutto si risolve. Bisogna che la gente sappia che la posta in gioco è la sopravvivenza stessa dell’Occidente.

E forse dell’Unione europea in quanto tale, dopo le minacce di ieri del presidente russo.

Con mia somma sorpresa devo dire che l’Europa ha reagito in maniera forte. Sentendosi attaccata, si sta finalmente unificando. E lo fa con una reazione superiore alle aspettative. È difficile, si capisce, perché soprattutto la Germania sta scontando decenni di errori che l’hanno portata a dipendere dal gas russo. Ma mi pare che le cose stiano cambiando.

Dopo la vittoria di Macron il fronte europeista ha esultato, ma in Italia c’è chi ha storto il naso. Crede che essendo ormai ridotta la componente liberale della coalizione, il centrodestra debba essere chiamato “destra- destra”?

Non credo arriveremo mai a una “destra- destra”, perché il partito conservatore che sta prendendo forma, e che corrisponde ai Tory nel Regno Unito e ai Repubblicani negli Usa, non sarà schiacciato sull’estrema destra. Per capirci, non corrisponderà al Rassemblement national di Marine Le Pen. E penso che si baserà sullo stesso serbatoio liberal- popolare, moderato e borghese tipico del centrodestra e di Forza Italia.

Che però sta pensando a un partito unico con la Lega, più che con Fratelli d’Italia. Come si può trovare una quadra fra i tre partiti?

Come non lo so, ma so che se non si muovono in maniera concordata e univoca, sulla base di impegni programmatici specifici, non hanno possibilità di vincere le elezioni. In questo senso, la mossa di un partito conservatore dovrebbe agevolare l’alleanza. E potrebbe essere utile per favorire la coesione dello schieramento. O almeno dovrebbe, ma non so se avverrà. Certamente il fatto che venga organizzata una convention di questo tipo implica un grande sforzo organizzativo e teorico, e dunque credo certifichi non solo il tentativo di fare un dispetto a un alleato ma la volontà di gettare le basi programmatiche per governare.

Pensa che Berlusconi dovrebbe quindi favorire questo percorso, abbandonando l’idea di un fronte unico con Salvini?

I punti cardine del conservatorismo, che ho citato poc’anzi, sono gli stessi che hanno contraddistinto Forza Italia sin dalla nascita. Quindi credo che Berlusconi debba agevolare un accordo con gli altri due alleati, anche sulla base di ciò che verrà fuori da questa tre giorni. Che, ripeto, auspico possa essere utile non solo a una parte ma a tutta la coalizione. In fondo, a tutti va fatta una domanda: volete vincere le elezioni e governare o continuare a guardarvi in cagnesco? Voglio sperare che l’obiettivo di tutti sia quello di vincere le prossime elezioni.