Cè chi lha definita «riformetta», chi ha precisato che lavrebbe voluta diversa, chi, invece, ne ha rivendicato la paternità definendola una grande vittoria. E alla fine, lAula della Camera ha approvato la riforma dellordinamento giudiziario e del Csm, con 328 favorevoli, 41 contrari e 25 astensioni, ovvero il gruppo di Italia Viva, che ha mantenuto fede alle promesse della vigilia. «Siamo ad un passaggio importante. In questo passaggio abbiamo proposto la riforma migliore possibile, ben consapevoli che come ogni riforma sempre tutto è perfettibile», ha detto la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, poco prima del voto finale. E ora la parola passerà al Senato, dove, ha assicurato il sottosegretario Francesco Paolo Sisto, «sono convinto che la lealtà delle forze di maggioranza porterà ad una rapida conclusione». Ed è stato proprio Sisto uno dei protagonisti della discussione di ieri a Montecitorio, dopo la decisione di dare parere sfavorevole allordine del giorno che impegnava il governo a ragionare sul «privilegio» della doppia indennità ai fuori ruolo. Un passo indietro che rappresenterebbe una «presa in giro», secondo la deputata-magistrata Giusi Bartolozzi, del gruppo Misto, che ha ricordato le parole pronunciate dal sottosegretario solo pochi giorni fa, quando aveva ammesso che la questione richiederebbe «un intervento ad ampio respiro con una trattazione complessiva dellintero sistema». «Ma non c'eravamo detti, al termine dei lavori, che avreste ripensato, in un ulteriore provvedimento, di introdurre la modifica normativa? Perché dà parere contrario?», ha chiesto Bartolozzi. Domanda alla quale si sono associati anche Fratelli dItalia e Italia Viva, ma rimasta senza risposta. E Italia Viva, sin dallapertura dei lavori, ha annunciato il voto favorevole a tutti gli ordini del giorno relativi a separazione delle carriere e porte girevoli, presentate in particolare da Fratelli dItalia e Lega. Ma sui temi espunti dalla riforma il governo è rimasto compatto. DallAula diverse sono state le frecciatine rivolte allAssociazione nazionale magistrati, che sabato deciderà se proclamare lo sciopero come forma di protesta contro una riforma ritenuta «punitiva». «Mi auguro che non dobbiamo assistere al triste e vergognoso spettacolo di un potere dello Stato che sciopera contro un altro potere dello Stato - ha affermato Maurizio Lupi, di Noi con lItalia -. Uno sciopero ingiustificabile già nel fatto di essere stato minacciato anche perché quanto stiamo per votare in questAula è un atto quasi dovuto». Ad esultare è soprattutto il vicesegretario di Azione Enrico Costa, secondo cui la riforma rappresenta «uninversione ad U» rispetto ad una legislatura aperta con «la spazzacorrotti e il fine processo mai». Una vittoria, considerando che «le correnti della magistratura con queste norme perderanno potere», motivo per cui «oggi si scatenano contro questo provvedimento e parlano di stravolgimento del modello costituzionale della magistratura». Ma per il deputato si tratta, piuttosto, dello «stravolgimento della prassi per cui molto spesso coloro che sono più vicini alle correnti sorpassano i più bravi, i più meritevoli». Da qui il ringraziamento alla ministra Cartabia, non condiviso da Cosimo Ferri, che pure ha ribadito la fedeltà di Italia Viva al governo, ma non senza parlare di una rinuncia della politica sul tema giustizia. «Le riforme soprattutto in tema di giustizia non devono essere mai punitive, devono essere di confronto, di dialogo, però la politica nel confronto con l'altro potere dello Stato non può inchinarsi o arretrare». E ciò perché «questa riforma agevola il carrierismo dei magistrati», in quanto anche le pagelle sarebbero «in mano alle correnti». Insomma, una «mini-riforma» che «crea dei privilegi e delle eccezioni e leccezione diventa la regola. La ministra ha scelto una scorciatoia, ha scelto la strada di una politica che si arrende, che rinuncia e ha paura». Per Matilde Siracusano, di Forza Italia, «questa non è la nostra riforma», ma si tratta comunque della «migliore legge sull'ordinamento giudiziaria che si è prodotta». Per poi attaccare lAnm, che minaccerebbe lo sciopero «per impedire al legislatore di esercitare la propria funzione». E che non si tratta di una riforma che rispecchia lidea di giustizia del proprio partito lo ha affermato anche la grillina Valentina DOrso, rivendicando il testo dellex ministro Alfonso Bonafede. Ma trattandosi di una mediazione tra forze politiche distantissime, per la deputata qualche vittoria cè, come il «definitivo stop alle cosiddette porte girevoli» e lo stop alle nomine a pacchetto, «una prassi consolidatasi presso il Consiglio superiore della magistratura che ha consentito alle correnti di stringere accordi per spartirsi i vertici degli uffici giudiziari più influenti». Soddisfatto, invece, il deputato dem Alfredo Bazoli, che ha rivendicato la volontà di non colpire le toghe: «Abbiamo sempre agito allinsegna di due stelle polari: la salvaguardia dei principi costituzionali, e linteresse dei cittadini italiani a una giustizia efficiente. In nome dei primi, abbiamo fatto da argine a scelte che avrebbero compromesso lautonomia e lindipendenza dei magistrati, come la responsabilità civile diretta o il sorteggio per lelezione dei componenti togati del Csm. In nome invece dellinteresse dei cittadini italiani, abbiamo lavorato per introdurre principi volti ad aumentare lefficienza, facendo emergere le qualità e i meriti dei magistrati».