Margherita Boniver è attualmente presidente della Fondazione Bettino Craxi. Per cinque anni, dal 2001 al 2006, è stata sottosegretaria agli Esteri. Era il periodo di maggior confronto con la Russia di Putin. «Tutto finito», dice al Dubbio Boniver dall’alto anche della sua ultradecennale esperienza in politica e nel Parlamento. «Lo spirito di Pratica di Mare del 2002 - afferma - oramai è un ricordo lontano».

Onorevole Boniver, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha detto che si rischia la terza guerra mondiale. È credibile?

Spero che abbia barato e che si tratti di una bufala, ma temo, al contrario, che una qualche ragione di verità ci possa essere nelle sue parole. Nessuno sembra intenzionato ad arrestare un conflitto di questa vastità, mostruosità e ferocia nel cuore dell’Europa. Putin non ha dato alcun segnale di volersi fermare nella sua folle ricerca dello smembramento dell’Ucraina, se non addirittura conquista totale del suo territorio. Bisognerà vedere se l’autorità morale, più che politica, del segretario generale delle Nazioni Unite potrà avere qualche successo. Fino ad ora i tentativi di mediazione, sia quelli palesi della Turchia e quelli meno conosciuti di Israele, non hanno portato a nessun risultato. Non si è arrivati neppure a parlare di una tregua, di un cessate il fuoco. Si ha veramente l’impressione che Putin non voglia assolutamente desistere da un disegno imperialista, di conquista territoriale di un Paese di cui non riconosce l’esistenza e la statualità. Quando Putin dice che è intervenuto per la denazificazione della Ucraina, fa capire il disprezzo e il razzismo nei confronti di un Paese indipendente dal 1991.

Lavrov ha affermato che «una guerra nucleare è inaccettabile»…

Troppo buono il ministro degli Esteri della Federazione Russa a dire una cosa del genere. Ricordiamo che in questi due mesi di guerra l’arma nucleare è stata minacciata in diverse occasioni e a diversi livelli di responsabilità. Solo l’evocazione della possibilità di uno stato di allerta delle armi nucleari, di una minaccia velata, ma concreta, fa raggelare il sangue nelle vene. Il famoso equilibrio del terrore, che era in corso da decenni, sembrerebbe una memoria lontana. È assolutamente inaccettabile, ma al tempo stesso terrorizzante, ipotizzare questa deflagrazione ed escalation del terrore.

L’Ucraina si sta facendo guidare troppo in tutto e per tutto dagli Stati Uniti?

La presenza americana dal punto di vista dell’addestramento militare e della fornitura di armi è sotto gli occhi di tutti. C’è solo da domandarsi se l’eroica resistenza ucraina avrebbe potuto continuare con una certa efficacia a difendere il proprio onore e la propria libertà se non ci fosse stato l’aiuto statunitense. Anche da un punto di vista europeo abbiamo fatto e continuiamo a fare la nostra parte con una convinzione incrollabile, malgrado qualche tentennamento soprattutto a livello tedesco e a delle meschine polemiche a livello politico italiano. Mi riferisco a quando si è trattato di fare un distinguo tra armi difensive e armi offensive. Un dibattito, francamente, un po’ ridicolo. Un Paese aggredito in quel modo, senza alcuna giustificazione, non può ricevere, per esempio, solo i giubbotti antiproiettile.

La presenza della Nato rischia in questo momento di oscurare la politica dell’UE?

Non credo. È semplicemente una fotografia della realtà. Quasi tutti i Paesi europei sono anche membri della Nato. Quasi tutti i Paesi europei, come ha sottolineato efficacemente l’ex presidente statunitense Trump, sono inadempienti dal punto di vista del famoso due per cento della spesa militare da destinare alla Nato. Una difesa europea è ben lungi dall’esistere. Se ne parla da molti anni, ma in realtà si è fatto ben poco. Una difesa europea, probabilmente, dopo questa terribile vicenda ucraina, ritornerà sull’agenda della discussione. La rielezione in Francia di Macron sarà una spinta in favore della costituzione di una difesa europea. C’è però anche il fatto che una difesa europea, senza una politica estera comune, è improbabile. Per fortuna la Nato esiste. Ha garantito la nostra libertà e la nostra sicurezza da tantissimi anni, dal 1949 ad oggi. Il fatto che venga addebitata alla Nato la colpa principale dell’aggressione russa è un falso storico. Tutti sapevano che l’Ucraina non avrebbe potuto in alcun modo aderire alla Nato. Per tanti motivi non soltanto politici. Ma anche per il fatto che il suo territorio dal 2014 era aperto al conflitto del Donbass e per statuto la Nato non può far diventare membri i Paesi che non controllano totalmente il proprio territorio.

Il ministro degli Esteri Lavrov ha pure parlato di «una guerra per procura» da parte degli Stati Uniti. Cosa ne pensa?

Siamo sempre nell’ambito della lettura unilaterale degli eventi che segue una aggressione immotivata ed illegale da parte della Russia ai danni dell’Ucraina. Certamente non si può ignorare che l’attivismo degli Stati Uniti in quella parte dell’Europa è evidente. Parlare di una “guerra per procura” è una forzatura. Sul campo rimangono gli aiuti militari massicci provenienti dagli Stati Uniti.

Abbiamo fatto un salto indietro di oltre settant’anni con il mondo di nuovo diviso e attraversato da grandi tensioni? Come si riscostruiscono il dialogo e la concordia a livello internazionale?

Il dialogo e la concordia devono essere ricostruiti il più in fretta possibile. La Russia avrebbe dovuto diventare partner indispensabile per noi europei, considerata la sua importanza e collocazione geografica. Qualcosa è andato molto storto. Non so se si tratti semplicemente della parabola di un uomo solo al potere, visto che Putin è al comando della Russia da ventidue anni e potrebbe restarvi fino al 2032, avendo cambiato la costituzione. Lo spirito di Pratica di Mare del 2002 oramai è un ricordo lontano. Bisognerebbe tornare, ma è molto difficile, a quello spirito e a quell’intento di collaborazione. È nell’interesse di tutti noi europei, della Russia e degli Stati Uniti.